CANTAUTORI CONTASTORIE
di G. G.
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I cantastorie raccontano i fatti utilizzando le parole. Le parole, incontrandosi le une con le altre come trama e ordito, costruiscono un grandioso arazzo mentale nell'ascoltatore. Alcuni cantautori proseguono questo metodo espressivo cantando immagini.
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LA LOCOMOTIVA
di Francesco GUCCINI
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Non so che viso avesse, neppure come si chiamava con che voce parlasse, con quale voce poi cantava quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli ma nella fantasia ho l'immagine sua, gli eroi sono tutti giovani e belli gli eroi sono tutti giovani e belli gli eroi sono tutti giovani e belli.
Conosco invece l'epoca dei fatti, qual'era il suo mestiere: i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere I tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti sembrava il treno anch'esso un mito di progresso, lanciato sopra i continenti lanciato sopra i continenti lanciato sopra i continenti.
E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite la stessa forza della dinamite la stessa forza della dinamite.
Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali parole che dicevano: "gli uomini sono tutti uguali" e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria, ed illuminava l'aria la fiaccola dell'anarchia la fiaccola dell'anarchia la fiaccola dell'anarchia.
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione un treno di lusso, lontana destinazione vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava un treno pieno di signori pensava un treno pieno di signori pensava un treno pieno di signori.
Non so che cosa accadde, perché prese la decisione forse una rabbia antica, generazioni senza nome che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore dimenticò pietà, scordò la sua bontà, la bomba sua la macchina a vapore la bomba sua la macchina a vapore la bomba sua la macchina a vapore.
E sul binario stava la locomotiva la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno mordesse la rotaia con muscoli d'acciaio, con forza cieca di baleno con forza cieca di baleno con forza cieca di baleno.
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura e prima di pensare a quel che stava a fare, il mostro divorava la pianura il mostro divorava la pianura il mostro divorava la pianura.
Correva l'altro treno ignaro, quasi senza fretta nessuno immaginava di andare verso la vendetta ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno: notizia di emergenza, agite con urgenza, un pazzo si è lanciato contro il treno un pazzo si è lanciato contro il treno un pazzo si è lanciato contro il treno.
Ma corre corre corre corre la locomotiva e sibila il vapore, sembra quasi cosa viva e sembra dire ai contadini curvi, quel fischio che si spande in aria fratello non temere che corro al mio dovere trionfi la giustizia proletaria trionfi la giustizia proletaria trionfi la giustizia proletaria.
E corre corre corre corre sempre più forte e corre corre corre corre verso la morte e niente ormai può trattenere l'immensa forza distruttrice aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto della grande consolatrice della grande consolatrice della grande consolatrice.
La storia ci racconta come finì la corsa la macchina deviata lungo una linea morta con l'ultimo suo grido di animale la macchina eruttò lapilli e lava esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo lo raccolsero che ancora respirava lo raccolsero che ancora respirava lo raccolsero che ancora respirava.
Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore mentre fa correr via la macchina a vapore e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva come una cosa viva, lanciata a bomba contro l'ingiustizia lanciata a bomba contro l'ingiustizia lanciata a bomba contro l'ingiustizia.
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NON SONO MATTO O LA CAPRA ELISABETTA
di Gino PAOLI, Lucio DALLA
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Prima di tutto vorrei che fosse chiaro che non mi sento per niente matto ma che sono stato una volta felice e che al momento non lo sono più io ero il solo che ti credeva fedele gli altri sapevano tutto di te che te ne andavi girando le notti mentre al bar con gli amici parlavo di te
Fu di marzo che ti incontrai fu sempre di marzo che un bacio ti regalai
Sai ho cercato quel fazzoletto rosso e il gran nero degli occhi tuoi ma giù nel paese non c'è nessuna non c'è nessuna tanto bella come te
Fu di maggio su quel ponte che Luigi mi parlò di te e mi disse che eri sua e entro un anno all'altare ti porterà considerai il raccolto andato male anche la morte della capra Elisabetta ma soprattutto il fatto che in venti anni che in venti anni non ho riso mai
Fu di maggio su quel ponte il fiume i tuoi occhi c'era Luigi c'erano i regali allora presi un sasso e in due ore lo ammazzai.
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TITANIC
di Francesco DE GREGORI
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La
prima classe costa mille lire,
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IL PESCATORE
di Fabrizio DE ANDRÈ
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All'ombra dell'ultimo sole s'era assopito un pescatore e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
Venne alla spiaggia un assassino due occhi grandi da bambino due occhi enormi di paura eran gli specchi di un'avventura.
E chiese al vecchio dammi il pane ho poco tempo e troppa fame e chiese al vecchio dammi il vino ho sete e sono un assassino.
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno non si guardò neppure intorno ma versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete e ho fame.
E fu il calore di un momento poi via di nuovo verso il vento davanti agli occhi ancora il sole dietro alle spalle un pescatore.
Dietro alle spalle un pescatore e la memoria è già dolore è già il rimpianto di un aprile giocato all'ombra di un cortile.
Vennero in sella due gendarmi vennero in sella con le armi chiesero al vecchio se lì vicino fosse passato un assassino.
Ma all'ombra dell'ultimo sole s'era assopito il pescatore e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
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COMMEDIANTI
di Roberto VECCHIONI
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Fu
una notte di neve
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LA FOTOGRAFIA
di Enzo JANNACCI
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Uhe, no guarda la fotografia Sembra neanche un ragazzino lo io son quello col vino Lui lui è quello senza motorino Così adesso che è finito tutto e sono andati via E la pioggia scherza con la saracinesca della lavanderia No io aspetto solo che magari l'acqua non se lo lavi via Quel segno del gesso di quel corpo che han portato via E tu maresciallo che hai continuato a dire andate tutti via Andate via che non c'è più niente da vedere niente da capire Credo che ti sbagli perché un morto di soli tredici anni è proprio da vedere perché la gente sai magari fa anche finta Però le cose è meglio fargliele sapere Guarda la fotografia Sembra neanche un ragazzino lo son quello col vino Lui è quello senza motorino Era il solo a non voler capire d'esser stato sfortunato Nascere in un paese dove i fiori han paura e il sole è avvelenato E sapeva quanto poco fosse un gioco e giocava col destino Un destino col grilletto e la sua faccia la sua faccia nel mirino la... ohi... la... da... daradan... daradan... daradan... è finita la pioggia tutto il gesso se l'è portato via So che ti dispiace maresciallo ma appoggiato alla lavanderia Era il mio di figlio e forse è tutta colpa mia perché Perché come in certi malgoverni se in famiglia il padre ruba Anche il figlio a un certo punto vola via E così lui non era lì per caso, no, anche lui sparava e via Ma forse il gioco era già stanco e non si è accorto neanche che moriva Guarda la fotografia Sembra neanche un ragazzino lo son quello col vino Lui è quello senza motorino Guarda la fotografia Sembra neanche un ragazzino lo son quello col vino Lui è quello senza motorino La fotografia la fotografia la fotografia Tutto il resto è facce false della pubblicitaria Tutto il resto è brutta musica fatta solamente con la batteria Tutto il resto è sporca guerra stile Stile mafieria La fotografia tu che sei famoso, firma firma per piacere la fotografia
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IL RAGAZZO DELL'ANGOLO
di Gino PAOLI - Sergio BARDOTTI - M. ASCOLESE
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Questa finestra Del quinto piano Dà proprio giù nella strada. Passa la gente Indifferente : Che non si accorge di niente Neanche di lui Di quel ragazzo che sta lì sull'angolo Sta sempre lì appoggiato Per stare su E qualche volta scivola, e rimane lì Con gli occhi persi a chiedere Cosa farò
E tutti i giorni Tornando a casa Dalla finestra lo vedo Poi una sera Lui guarda in alto E mi fa un gesto da amico Ed io con la mano Una specie di ciao
Quel gesto del ragazzo lì sull'angolo E’ un ponte tra due barche Sole nel mare E’ bello dirsi ciao senza conoscersi E’ un modo per capirsi Forse di più
Poi di colpo non c'è più Non c'è neanche il giorno dopo Il suo ciao non c'è più E mi manca un gesto che Somigli al mio
Ora mi chiedo se non potevo Almeno scendere giù Ora mi chiedo se non potevo Fare qualcosa di più Di un gesto di un ciao Di un piccolo ciao Una specie di ciao
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A UN RUMENO
di Mauro GERACI
( da www.geracicantastorie.com )
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TORINO. "E' morto schiacciato dalle ruote del furgone sotto il quale, forse, aveva cercato riparo per trascorrere la notte. La vittima, che non è stata ancora identificata, sarebbe un rumeno dell'età di circa 50 anni. L'uomo si era infilato sotto il mezzo, un furgone dell'Iveco, e si era addormentato. Nel frattempo l'autista si è messo al volante, e senza accorgersene lo ha investito". ( “Corriere della Sera”, giovedì 13 dicembre 2007)
Notte per notte
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VIVI PER MIRACOLO
di L. ALEOTTI - A. MERLI - F. STRANGES - E. BUSINAGHI
( eseguita al Festival di San Remo 2009 da "Gemelli DiVersi" )
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Per ogni madre ancora troppo immatura
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