CANTI DEGLI OPERAI TORINESI
dalla fine dell’ 800 agli anni del fascismo
di Emilio JONA - Sergio LIBEROVICI
(Edizioni Ricordi - Unicopli)
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Questo libro esplora, per la prima volta in Italia, in modo critico e sistematico un particolare aspetto della cultura popolare, quello del canto urbano e operaio di un periodo storico ormai lontano e per la maggior parte non più raggiungibile oggi con una indagine sul campo.
Il nucleo del libro è costituito da 19 repertori di donne e uomini nati tra il 1882 e il 1907. Attorno ad essi si radunano altre voci a complemento, a commento, a contrasto, e la relativa iconografia: manoscritti, fogli volanti, canzonieri, spartiti e partiture, pagine di opuscoli e giornali, stampe e fotografie per un totale di oltre 60 informatori e 320 canti.
Alla domanda che cosa cantavano gli operai torinesi esso risponde documentando la nascita di un canto popolare essenzialmente parodico dominato dalla contaminazione e dalla mimesi con i generi più disparati dell' espressività colta del tempo (l'opera lirica in particolare) e di consumo, e dai molti versanti: i valori, i segni e i personaggi dell'ideologia anarchica e socialista, la vita dei quartieri e dei circoli operai, la cronistoria locale, fino alla creazione di una sorta di "cantata operaia" che ne costituisce l'aspetto più originale e specifico.
Questo libro colma una lacuna e si pone in uno spazio rimasto vuoto tra la classica raccolta di Costantino Nigra su "I canti popolari del Piemonte" e l'altrettanto classica "Storia di Torino operaia e socialista" di Paolo Spriano, e porta alla luce quale fosse il mondo musicale degli operai torinesi tra la nascita della grande industria e l'affermarsi del fascismo.
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SALVE, MAGGIO !
di Giuseppe CARRADORI
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Salve, Maggio augural, Maggio di Sole, Che da letargo desti la natura; E in tuo grembo di rose e di viole, Rechi promessa d'un'età futura .
Dai verdi prati e dalle colte aiuole, Alto si leva l'inno e la sicura Speme di vita: su più vasta mole S'innalza il vero d'una fè più pura.
Venga il tuo regno, Maggio floreale: Regno di luce che è poter sovrano Contro le fitte tenebre del male.
In te la libertà non spera invano; E tu risplenderai, Sole immortale, Sovra il trionfo del progresso umano.
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IL CANTO DEI KRUMIRI
di Antonio VERGNANINI
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Sono ignudi e sul volto d' idiota portan scritta l'impronta del tristo, come Giuda tradì Gesù Cristo, il krumiro tradisce il fratel.
Essi gridan: «Noi siamo i krumiri siam la guardia dei ventri pasciuti, nel pantano noi siamo cresciuti, nel pantano vogliamo restar.
«Lottin gli altri pel santo ideale, corran dietro all' inutile ciancia; l'idèal noi l'abbiam nella pancia; è la sbornia, per noi, l'ideal.
«Cbe c'importa se gli altri s'affannano a combatter l'umana nequizia? se altri ha sete di pane e giustizia, sol di grappa assetati noi siam.
«Levin gli altri orgogliosi la fronte, noi pieghiam rassegnati il groppone, sferzi, sfrutti, ci umilii il padrone, chi ci paga fedeli ci avrà.
«Noi sfruttiam dei fratelli le pene, noi viviam sui fraterni dolori, siam krumiri, noi siam traditori, prostitute noi siamo del lavor “ .
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I CANTORI DEI CORTILI
Nuova Canzonetta piemontese di GALUCIO ‘L BARBON
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