LE CANZONETTE CHE FECERO L'ITALIA
di Emilio JONA
( LONGANESI EDITORE )
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(PREFAZIONE) Questa scelta di « fogli volanti» di canzoni e poesie di contenuto patriottico-risorgimentale non cerca la sua giustificazione, quasi sarebbe inutile dirlo, in un interesse poetico dei testi prescelti, tutti dichiaratamente strumentali, denuncianti «il patriottismo libresco dei borghesi» per dirla col Pasolini, o quello di riporto dei popolani, scritti in una lingua povera ed impersonale, intermedia tra quella della poesia popolare e quella della minore poesia romantica dell'ottocento; essa vuole invece proporre una sorta di sommario della storia d'Italia attraverso documenti rifatti vivi da una fedele ed accurata riproduzione, un tempo venduti a migliaia di copie da editori, librai, cantastorie, in cui iconografia e testo stanno nel rapporto non casuale, reciprocamente illuminante del « foglio a stampa» che era il mezzo più comune con cui quelle canzoni circolavano, e resta perciò anche il mezzo più naturale per farle, in qualche modo, visivamente sopravvivere.
Si è fatto seguire ad ogni canzone o poesia un commento traendolo prevalentemente da scritti minori di quel tempo, monografie, biografie oggi dimenticate, lettere, cronache, giornali sottratti per un giorno all'oblio polveroso delle biblioteche, poco concedendo, dopo l'orgia delle celebrazioni, al culto cieco delle memorie patrie, piuttosto cercando di guardarle per quel che sono, nella cornice quotidiana e naturale dei fatti risorgimentali, e non per quello che vorremmo, o ci torna comodo, che fossero.
Un simile sommario ha delle lacune conseguenti alla difficoltà di reperimento dei «fogli», al loro stato di conservazione e perciò di riproduzione, lacune che è doveroso denunciare, ma che comunque non impediscono o deformano una visione ed un giudizio d'insieme.
Questo genere di canzone e di poesia popolareggiante presenta due filoni che ne indicano a grandi linee le stratificazioni culturali. Quello dei rimatori colti, Mameli, Rossetti, Carrer, Dall'Ongaro, Mercantini, Bofferio, Fusinato eccetera, accomunati da un gusto popolareggiante di estrazione romantica, dal sentimento unitario-nazionale, dallo scopo pratico di infiammare gli animi all'idea ed alla lotta per l'indipendenza, che è il filone originario e propulsore di questo genere di canzone, perché dalla borghesia e non dalle classi subalterne nasceva quel sentimento e quell'aspirazione. E quello degli anonimi rimatori cittadini che acquisiscono il, peraltro semplice e schematico, patrimonio culturale dei rimatori colti, rifacendo un processo di scambio, a somiglianza di quello tra poesia colta e poesia popolare di degradazione della prima o di ascesa della seconda.
Questo secondo filone quasi sempre rozzo, sovente sgrammaticato, che mostra il disagio dell' esprimersi in lingua anziché in dialetto, è prevalentemente di contenuto epico-lirico e di provenienza del centro e del settentrione d'Italia; rivolto al commento di fatti memorabili, vita e morte di personaggi che colpirono l'immaginazione popolare, battaglie, condanne, è rivestito di metri e forme di provenienza quanto mai varia, dove il fatto politico si stempera nel gusto del maraviglioso, nel piacere del racconto, del dialogo e del contrasto, nella partecipazione sentimentale alle sofferenze di morituri, alla tristezza delle partenze, all'angoscia degli abbandoni, e dove talvolta è avvertibile l'eco di certi antichi canti «subalpini», per usare una espressione del Rubieri, come Il testamento del marchese di Saluzzo, L'amante ed il soldato, o Il ritorno del soldato.
In questo genere di canto, è scarso, fatta eccezione per l'innologia garibaldina, il contributo del meridione. « Nel mezzogiorno d'Italia, e in Sicilia in particolare, infatti », come scriveva Uccello (in Risorgimento e società nei canti popolari siciliani, Parenti, 1959), « le masse popolari partecipano al Risorgimento nella misura in cui sperano di ottenere, attraverso l'abbattimento dei vecchi istituti e la formazione dello Stato unitario, la soluzione del secolare problema della terra. Il crollo di queste speranze, nel corso del processo di unificazione, determina in essa l'insorgere di moti di rivolta contro il nuovo ordine che non scioglie i vecchi nodi, che non sa e non vuole sbarazzarsi della pesante eredità lasciatagli dalle classi dirigenti locali. » Se la realtà del meridione, negli anni successivi al 1860, è ancora la miseria e l'ingiustizia antica, nonché la rivolta, la diserzione e il brigantaggio, resta ben poco spazio per cantare una speranza scarsamente sentita, subito tradita, e in ogni caso accolta in senso sociale, di liberazione dall'oppressione della miseria, piuttosto che nazionale, di liberazione dall'oppressione dello straniero; d'altra parte, lo si sa, il Borbone era meno straniero, e meno « infàmiu », dice una canzone, del Re di Sardegna, ed i piemontesi erano guardati ed accolti più come dei conquistatori che come dei liberatori. Quelle masse avevano perciò ben poco da celebrare, piuttosto da piangere e da inveire, e questo facevano nelle forme tradizionali della canzone popolare, in ispecie quella siciliana, ben più ricche di forza poetica.
Si è poi toccata solo di sfuggita, e sui margini, l'area anarchicosocialista della canzone politica che, divenuta adulta e impetuosa dopo la conclusione del processo unitario, circolò anche nei fogli volanti e trovò la sua forma canonica nei canzonieri che pullularono sul principio di questo secolo; ma un discorso ed una raccolta di questo genere di canzone, che costituisce un terreno ancora pressoché vergine da ricerche, non poteva essere fatta qui per ragioni di spazio e di luogo.
Il libro si chiude con una scarna iconografia di canzoni della guerra 1915-18 ed un prototipo di canzonetta fascista, che stanno in parte fuori dal nostro tema, ma servono a indicare schematicamente il cammino percorso e la direzione presa dalla canzonetta patriottica quando la volontà e il sentimento di essere nazione si esasperarono nella loro esaltazione cieca o programmatica; e si cominciò, anche in virtù di quel travisamento, a disfare ciò che si era con fortuna, fatica e non poche imperfezioni costruito.
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