CARTELLONI  DELL'OPERA

  DEI  PUPI  DEL  SIRACUSANO

 

di Sebastiano BURGARETTA

 

( da “ Il Cantastorie – Rivista di tradizioni popolari “ – Marzo 1988 )

 

 

 

 

Da un'opera di Senofonte apprendiamo che già nel periodo greco della sua storia Siracusa dovette avere, tra le altre forme di spettacolo, anche quella delle marionette. Se cito questo particolare colto, che peraltro è tra i primi riferimenti bibliografici classici relativi al teatro delle marionette, è per sottolineare l'antica consuetudine che i siracusani hanno avuto col teatro di figura, per non parlare, poi, del teatro in genere, nel quale Siracusa greca fu maestra.

Certo, Siracusa moderna non ha il ruolo culturale che aveva quella greca nel mondo classico, ma è un dato di fatto incontrovertibile che in essa, col passare dei secoli e delle denominazioni, le tradizioni culturali non sono morte ed anzi hanno trovato possibilità di sviluppo.

Il teatro dei pupi, per esempio, nella sua veste moderna, è stato presente a Siracusa sin dalla meta dell'Ottocento.

 

L'opera dei pupi siracusana tradizionalmente non ha trovato molto credito presso gli studiosi di folklore, i quali, in materia di pupi, hanno sempre considerato la Sicilia divisa in due zone d'influenza: Palermo e Catania.

Lo stesso Pitrè, per la provincia di Siracusa, parla di "opranti nomadi". Eppure già dieci anni prima che il Pitrè pubblicasse il primo volume del suo "Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano", a Siracusa era nato un teatro stabile di pupi. Era quello di Francesco Puzzo, siracusano nato nel 1857 e morto nel 1936.

 

Francesco Puzzo, conosciuto come don Ciccio Puzzo, costruì il primo dei suoi pupi, ancora diciottenne, nel 1875 in uno scantinato di via Mario Minniti in Ortigia, nel quale due anni dopo, nel 1877, diede il suo primo spettacolo.

L'attività di don Ciccio Puzzo durò ininterrottamente fino al 1917, allorché egli smise, per dedicarsi all'attività di pittore e decoratore. Il teatro dei pupi fu ripreso nel 1924 dal figlio Ernesto col quale collaborarono i fratelli Giuseppe, Luciano e Salvatore. Con vicende varie, separazioni e spostamenti, anche in provincia, l'opera dei pupi dei Puzzo sopravvisse fino al 1940. A resistere più a lungo fu Ernesto, la cui ultima rappresentazione ebbe luogo nel 1948 per iniziativa dell'Ente Provinciale per il Turismo di Siracusa. I Puzzo, abili artigiani. preparavano con le loro mani tutto il materiale occorrente per il loro teatro. Fra le altre cose realizzavano anche i cartelloni pubblicitari.

 

Il teatro dei pupi siracusano era ed è tipologicamente simile a quello catanese. Questa somiglianza si riscontra in termini di assoluta fedeltà proprio nei cartelloni, laddove nelle marionette è possibile riscontrare qualche caratteristica palermitana.

I cartelloni servivano a pubblicizzare gli spettacoli che i pupari mettevano in scena quotidianamente per cicli epici e avevano funzione di "richiamare i passanti, di attrarre la loro attenzione e d'accendere il loro interesse", e "attorno a questi cartelloni, nella periferia delle città o negli angoli dei più remoti paesi di Sicilia, si formavano densi crocchi di contadini e artigiani, marinai e zolfatari, impegnati in animate polemiche e discussioni".

 

Come quelli catanesi, e a differenza di quelli palermitani che sono suddivisi in riquadri disposti a scacchiera, i cartelloni siracusani hanno un grande unico riquadro con una sola scena, che illustra la singola puntata dello spettacolo quotidiano. Per questo giornalmente veniva cambiato il cartellone, sicché ogni puparo, per l'intero repertorio dei suoi spettacoli, giungeva ad averne diverse centinaia; qualcuno ne possedeva fino a seicento esemplari.

 

Il materiale usato era molto fragile. I cartelloni, infatti, erano dipinti a tempera su robusti fogli di carta d'imballaggio in misure che variavano, secondo l'indagine da me svolta, da cm. 120 X 100 a cm. 450 X 300.

I cartelloni venivano esposti al pubblico in luoghi molto frequentati dalla gente,      assicurati a dei listelli e qualche volta protetti da una rete metallica. Accanto veniva posto un ampio foglio di carta con il titolo della puntata illustrata dal cartellone. La presentazione dello spettacolo veniva fatta in modo succinto, con termini fantasiosi e mirabolanti, molto spesso presi direttamente a prestito dal vivo dialetto.

La scena illustrata in un cartellone presenta generalmente diverse figure, tracciate, in atteggiamenti epici e fantastici, con segni precisi e rapide pennellate a colori vivaci, gli stessi che si riscontrano nelle varie espressioni delle arti figurative popolari della tradizione siciliana.

 

Dopo l'uso quotidiano, i cartelloni venivano ripiegati su sé stessi e conservati.

Di tanto in tanto venivano arrifriscati, cioè ripassati col colore o ridipinti quasi totalmente, allorché si fossero grandemente deteriorati. Purtroppo la deperibilità del materiale usato, l'uso frequente che se ne faceva, l'esposizione continuata alle intemperie, nonché la cura sommaria che gli stessi pupari se ne prendevano, hanno inesorabilmente mandato in rovina la maggior parte di questo patrimonio figurativo della cultura popolare siciliana.

 

Il più bravo dei Puzzo nel dipingere i cartelloni fu il capostipite, don Ciccio, che ne realizzava di giganteschi della misura di m. 3 x 1,80.

AI cartellone affiancava “ un altro cartello più piccolo con la scritta: Teatro Bellini di Marionette diretto dallo artista Puzzo Francesco. Questa sera darà l'istoria dei Paladini di Francia, ovvero...” e continuava sunteggiando le varie scene della serata. Anche il figlio di don Ciccio, Luciano, abilissimo decoratore, dipingeva i suoi cartelloni, su fogli di carta da zucchero, con grande cura, tenendo conto delle regole della prospettiva.

Quando nel 1930, col fratello Giuseppe, trasferì il suo teatro ad Avola, dove lavorò con don Vincenzo Mangiagli, esponeva i suoi cartelloni sulla parete della chiesa madre antistante la grande piazza Umberto I. Gli anziani avolesi ricordano di lui gli spettacoli "Il martirio di Tullio" e "Pia dei Tolomei", regolarmente pubblicizzati in piazza con i cartelloni.

L'altro figlio di don Ciccio, Ernesto, vissuto fino al 1965, dipingeva cartelloni un po' più piccoli: misuravano infatti m. 2,60 X 1,50.

 

Nella prima metà del secolo alcuni pupari operarono ad Avola. Tra di essi il più bravo fu Vincenzo Mangiagli, detto don Vincenzino, famoso per le sue geniali trovate sceniche, per le beffe che sapeva ordire dal palco e per l'impiego di un'orchestrina che dal vivo accompagnava i suoi spettacoli.

Mangiagli preparava cartelloni giganteschi, che misuravano m. 4,50 X 3. Tali cartelloni erano dipinti a olio su fogli di carta d'imballaggio. Qualche volta erano dipinti a piccoli riquadri secondo lo stile palermitano.

Queste peculiarità dei cartelloni di Mangiagli erano dovute alla mente, oltre che alla mano, di Luigi Stampigi , un   insegnante che amava dipingere e, essendo amante anche del teatro dei pupi, realizzava i cartelloni per Mangiagli, sperimentando tecniche e forme che le sue conoscenze di "letterato" gli facevano conoscere, al di fuori della tradizione strettamente locale.

Quando poi Mangiagli collaborò con i fratelli Puzzo, furono questi, come si è detto, a preparargli i cartelloni con la tecnica della tempera.

 

I cartelloni venivano esposti in senso orizzontale (o longu o abbattuti, dicevano i pupariJ in piazza o nel corso Garibaldi, alla parete dell'edificio che ha ospitato fino a qualche anno fa la Biblioteca comunale e che oggi è la sede dell'ufficio ragioneria del Comune. Al cartellone Mangiagli affiancava il foglio più piccolo, il cosiddetto nvitu. Questo misurava m. 1 X 1,50. Le persone anziane ricordano ancora il linguaggio fiorito e mirabolante che don Vincenzino usava nel preparare il foglio dell'invito.

 

Fra il 1925 e il 1928 ad Avola tenne un teatro di pupi Umberto Li Gioi, nato in quella città nel 1893. Il Li Gioi fu pittore e scenografo; realizzò per alcuni anni anche carri allegorici di Carnevale.

Rappresentava la storia dei paladini di Francia, ma si specializzò nella rappresentazione di alcuni episodi dell' "Orlando furioso". Dipingeva egli stesso i cartelloni, usando colori molto accesi, che andavano dal rosso al verde, al giallo. I cartelloni, di grande formato, misuravano m. 3 X 2. Con il relativo cartello d'invito (cm. 9 X 120) venivano esposti sulla parete esterna dell'edificio dell'ex-Biblioteca comunale, all'angolo tra il corso Garibaldi e via Mazzini.

 

Nei primi decenni del secolo a Pachino operò un tale Bortolone, che dipingeva "cartelloni di m. 2 X 1,50, con riquadri in azzurro ai lati ".

 

Il principe degli ultimi pupari del Siracusano è stato Ignazio Puglisi, morto a Sortino il primo febbraio 1986 all’età di 82 anni. Puglisi ha lavorato col suo teatro di pupi fino alla morte.

Dipingeva con le sue mani marionette, fondali e cartelloni. Dipinse anche il fondale del grande presepe popolare che Antonino Uccello realizzò stabilmente alli'interno della sua Casa-museo. I suoi cartelloni, dipinti a tempera su carta, misuravano m. 1,20 X 1 ed erano accompagnati dal consueto cartello d'invito. Questo, di cm. 62 X 71, portava, scritta con caratteri a stampatello in nero, la descrizione dei momenti salienti della puntata del giorno. In un cartello riguardante la serata del 16 gennaio 1961, riportato da Uccello, si legge: "Elvira cade nell'incanto d'Odessa e Melissa, Disperazione di Assuero. Sanguinosa battaglia sotto la capitale della Persia. Morte di Tremensor. Tigrebazio, sfida a singolar tenzone i Persiani, ed abbatte Amates, Manfredi e Fiammetta, Assuero libera Elvira. Gran combattimento di Leondoro e di Tigrebazio. Indi Farsa.".

Un altro avviso pubblicitario dato a Sortino diceva: “Questa sera Orlando salva Astolfo dalla forca, uccidendo Antronio. Indi si porta al castello di Fulvia. Bulogante colla sua gente assalisce il castello per prendere Orlando costui patisce la fame. Bradamante al re Sinodoro al campo di Mambriano in cambio di Ricciardetto. Indi Farsa”.

 

lo ricordo l'attività che, con i pupi, Puglisi svolse stabilmente ad Avola dal 1963 al 1967. Dava spettacolo tutte le sere, tranne il venerdì. Esponeva i cartelloni e i programmi delle varie sere nel corso Garibaldi, nel luogo deputato a ciò da una tradizione ormai consolidata nella stessa parete in cui anni prima avevano esposto i loro cartelloni Mangiagli e Li Gioi. Puglisi ha conservato gelosamente e con cura il materiale del suo teatro, che, dopo la sua morte, è custodito dal figlio Giovanni.

 

Nei primi anni sessanta a Lentini operò il puparo Cirino Speranza, che dipingeva a tempera cartelloni della misura di m. 2 X 1,50 circa.

Antonino Uccello, che ebbe modo di osservare i cartelloni di Speranza, ha riportato la seguente didascalia, posta sul retro del n. 43 della serie di "Guido di Santa Croce": "Guid s Croce morte di Edelio con una filecia" ; l'ortografia libera e i ricorrenti termini dialettali confermano, anche qui, la tradizione dell'estrazione popolare e spesso incolta dei pupari siciliani.

 

Un'ultima nota va dedicata, infine, all'unica famiglia di pupari esistente e operante in tutta la provincia di Siracusa: quella dei fratelli Vaccaro.

Rosario e Alfredo Vaccaro misero su il loro teatro stabile di marionette a Siracusa nel 1978 .

I pupi e le armature venivano realizzate dal maggiore dei due, Rosario, il quale li dipingeva, così come dipingeva fondali e cartelloni, usando la sola mano destra, avendo la sinistra paralizzata. I cartelloni sono realizzati a tempera su grandi fogli di faesite fissati ad un telaio di legno e disposti orizzontalmente (ô longu).

Misurano m. 2,10 X 1,40. Sono un po' troppo pesanti e ingombranti e perciò anche difficili da maneggiare. Del resto Rosario, fino al 1983, ne aveva realizzati solamente tre.

Poiché la famiglia Vaccaro non rappresenta cicli di spettacoli a puntate, ma spettacoli unici e in numero limitato, non si rende più necessario l'uso quotidiano del cartellone, come avveniva nel passato, allorché bisognava pubblicizzare quotidianamente gli episodi scenici in programma.

 

Dei tre cartelloni, uno è posto stabilmente sopra il portone d'ingresso ai locali del teatro, detto dell' "Ucciardino", in via Nizza 14, sulla riviera di levante in Ortigia. Raffigura, con i tipici colori vivaci dei cartelloni, Orlando che lotta contro un drago. Gli altri due, raffiguranti un duello di Orlando e Agricane l'uno, due guerrieri che sì scontrano l'altro, sono posti alle pareti laterali dell'androne del palazzo cui è annesso il teatro. In questi cartelloni i colori dominanti sono il verde e il giallo. Le figure, tracciate con poche linee essenziali e precise, somigliano molto, specialmente se opportunamente osservate da lontano, alle marionette del teatro.

Più che avere funzione esplicativa e propagandistica, i cartelloni dei Vaccaro hanno scopo decorativo e genericamente pubblicitario. Essi infatti sono in numero inferiore a quello dei lavori rappresentati da questa famiglia di pupari.

Peraltro la pubblicità e la diffusione della trama degli spettacoli vengono affidate, per ogni nuovo numero unico in programma, ai dépliants illustrativi dell'Ente Provinciale per il Turismo di Siracusa e ai flash pubblicitari trasmessi dalle emittenti radiofoniche e televisive locali. Dopo la morte di Rosario, avvenuta nel 1984, il fratello Alfredo ha dipinto alcuni altri cartelloni con gli stessi materiali e la stessa tecnica già usati da Rosario.