TRA DIONISO E BUDDHA

LA KERMESSE DI STRADA

 

AL FESTIVAL DI CERTALDO QUATTRO GIORNI DI SATURNALI NOTTURNI NEL BORGHETTO MEDIEVALE. COM’E’ DIFFICILE FAR UDIRE LA PROPRIA DEBOLE VOCE D’ANIMA IN UN FRASTUONO DA STADIO ROCK.

 

di Guido CERONETTI

 

 ( da "LA STAMPA", del 30 luglio 2007 )

 

 

 

Oltrepassa la cronaca il maggior festival nazionale di artisti della strada, Mercantìa, al borgo medievale di Certaldo Alto, quattro giorni di saturnali notturni tra 19 e 22 luglio. Non è immaginabile se non ci sei mai andato. Ma può servire a dirne qualcosa chi, come me, è stato per tutti i quattro giorni UTW di loro (e lo resta anche dopo). In verità, una decina d'anni fa già c'ero stato, in tournée con uno spettacolo completo, n volto, insieme a Elena Kundalini; oggi c'ero con più stress, più geriofobia e minore impegno spettacolare: con la giovane attrice Egeria, del mio emozionante Teatro dei Sensibili, giravamo la manovella della nostra musicale Lola e leggevamo poesia del mondo e qualche fiaba a chi gli riusciva d'ascoltarci, così orfani di amplificatori come siamo e vogliamo essere.

 

Uno di loro: in strada l'età non conta e tutti i birilli stanno su. C'era un girovago di novanta frenetico nel banjo, col figlio. I più, si capisce, sono leve giovanili, tra Oriente e Occidente, Nord e Sud, mimi, acrobati, teatranti di happening e di esperimento, o decisamente circense. Un problema grave è proprio l'inferiorità cui sono costretti singoli anarchi e minigruppi che non fanno uso di strumenti elettrici frastornatori, a questi dovrebbe essere lasciato più spazio, più respiro.

 

UN PROBLEMA GRAVE

Chi non usa strumenti elettrici è condannato a uno stato di inferiorità

 

INQUINAMENTO ACUSTICO

Musiche a martello lanciate in toboga di decibel da discoteca

 

La prima sera è stata concessa una libertà illimitata di inquinamento acustico mediante le solite scellerate musiche a martello lanciate in toboga di decibel da discoteca. Tra impianti potevano a vicenda strizzarsi l'occhio da distanze prossime, come se con quel fetido sistema soltanto si riuscisse ad attrarre pubblico. Ma un borghetto medievale non è uno stadio da rock, i piccoli - noi piccoli - non trovavano uno spazio dove poter rendere udibile la loro debole voce d'anima, attenta a non sfondare il timpano alla gente. Nelle sere successive la rumorosità si è fatta più respirabile, probabilmente per accordi con gli organizzatori, ma era pur sempre un boccone dei più indigesti. Il rimedio drastico che proporrei, dopo questa esperienza, sarebbe in primo luogo la proibizione completa degli impianti di amplificazione da stadio-discoteca, l'obbligo di lavorare e di richiamare il pubblico esclusivamente con musiche dal vivo e megafoni non elettrici, l'esclusione dei gruppi che non s'impegnano di rispettare le voci degli altri. L'udibilità del mio organo di Barberia da 27 tasti non è di penuria, diffonde piacevolmente il suono - un suono infallibilmente attrattivo per via delle musiche adottate - anche a cento metri di distanza, se il rumore ambientale è di civiltà e non di delitto, di festosità e non di violenza.

 

Per farci udire abbiamo dovuto lavorare fuori orario oppure, nelle ore di forte afflusso e di rumorosità esasperata, collocare Lola e un grammofono non elettrico a 78 giri, i miei due strumenti poveri, in angoli protetti nei vicoli, malodoranti talvolta, eppure di salvezza.

 

 

 

Guido Ceronetti al Festival di Certaldo con “Lola”, il suo organo di Barberia, e Egeria, la giovane attrice che lo accompagna.

Il Teatro dei Sensibili è stato fondato da Ceronetti nel 1970.

(foto Masoni/Terzostudio)

 

 

NOI “SENSIBILI”

Suonavamo l’organetto leggendo poesie e fiabe per chi riusciva a sentirci

 

LA SALVEZZA NEI VICOLI

Abbiamo dovuto lavorare fuori orario, in angoli protetti

 

Ma un tamburo indiano agiva, quando in funzione nelle parate, da corpo contundente in testa senza bisogno di amplificatori! Nulla da dire: era suono vivo, i decibel però da big-bang, da esplosione di Tungurska...

 

La rinuncia, sempre più, dell'occhio al vedere-guardare in proprio, delegando la vista all'obiettivo fotografico - un pertugio rotondo indecente che, invece di guardare, spia eruttando un tac ritmico a volte digitalmente ininterrotto, tra lampeggiamenti aggressivi per l'occhio che viene spiato – è un'altra osservazione da fare: si tratta di vera patologia mentale. Non gli interessa nulla del tuo disperato dono di spettacolo, ti arrivano sotto con volo di mosche stercorarie predatrici e scattano, maniacalmente, inurbanamente scattano... Sul fondo, passa l'uomo con la Telecamera da spalla, simile all'assistente incappucciato del boia da garrote vil... È LÀ, silenzioso, implacabile, per lui non sei che Cosa-da-riprendere, da spedire al satellite, per lui il tuo faticare è al di sotto del nulla,.il suo stesso passare e fissarti ti cancella dall'essere... Filmare, documentare, ecco in quali abissi di scemenza è finita la pur rispettabile Brama, dannata dai moralisti! Quale Savonarola avrebbe mai, per delle polaroid o digitali di inebetiti, sprecato un grido?

 

Che qualcuno, in quella gara selvaggia di periscopi uso famiglia, ci guardi davvero, disinteressata mente, semplicemente - questo l'umile desiderio dell'artista di strada! Vogliamo lasciare una traccia di uccello nell'aria, la dissipabile fiamma di un ricordo bello in un cuore umano! Fotografandoci senza neppure accoglierci per un istante nella coscienza ci riducete a cose buttate via subito in una discarica aperta! Non capite che vi stiamo regalando con sforzo il miracolo di un sorriso vero?

 

Il creatore-fondatore-nume di Mercantìa a Certaldo è, artista lui stesso, Alessandro Gigli. Dopo vent'anni Gigli pensa di cambiarne il nome e trova che «arti di strada» sia ormai un termine invecchiato e troppo generico. Nelle sue intenzioni, il festival doveva essere uno spargimento invisibile di Sorriso di Buddha Zen, lui stesso appartenendo ad uno dei gruppi più numerosi, i buddisti Soka Gakkai (vedi Introvigne, Le Religioni in Italia, edizioni del Cesnur).

 

IL FLAGELLO DEI FLASH

Ti arrivano sotto come mosche stercorarie e scattano, scattano …

 

ANCHE I BAMBINI

Appena nati, portati da improvvidi genitori a allattarli di rumori

 

Non so... l'intento originario mi sembra molto poco avvertibile, tra le bevute e le mangiate di panino arcicarneo della kermesse, gli spinelli e le dita gialle di frenetico fumo, i bambini appena nati portati a spalla da improvvidi genitori ad allattarli di rumore, di suono impuro... Ma portateli in una foresta, poveri gorbetti, assicurandovi prima che non ci sia un incendiario in agguato: vi pare un luogo adatto, quello? (Se sveglia i sensi ai bambini cresciuti, nei più piccoli li strizza malamente).

 

Dioniso, certamente, a Certaldo... Buddha, chissà... È un mistero, la strada. Ci fa sentire che gli dèi sono vicini, in quel punto che si colora - ancora.

 

 

 

 

ceronetti

GUIDO CERONETTI

 

E LA SUA AVVENTURA CON L’ARTE DI STRADA

 

(articolo del “Corriere della Sera”)

 

 

"La mia avventura con l'arte di strada ha inizio con l'acquisto, a Ginevra, di un organo meccanico a ventisei tasti, che ora gode di un repertorio di musiche da Palazzi di Sardanapalo."

 

Ed è proprio il suono dell'organo di Barberia il filo conduttore di una serie di numeri circensi, come Casalinghitudine, Gloria di manichini, La donna segata, L'uscita del cobra, e poi le "Canzoni per le vie", le letture di poesia: Apollinaire, Montale, Pavese, Cvetaeva… E c'è lo spazio anche per un intermezzo pubblicitario, un'offerta speciale riservata ai pensionati calvi. Non si tratta né di teatro "classico", né di circo: lo spettacolo vive del suo protagonista, e del suo mondo, fatto di fili, di luci e di ombre che si agitano dietro a una tenda, maschere, un vecchio telefono, una bicicletta che spinge un bidone, da cui escono manichini con i volti di personaggi della storia. Nato "per la strada", Ceronetti Circus avrebbe potuto soffrire di una crisi di adattamento a uno spazio chiuso, ma i timori di Geo Conserva (la maschera dietro cui si cela l'autore) si sono rivelati infondati. E l'impresa di far rivivere sul web l'emozione di queste serate, a beneficio degli assenti, è senz'altro ardimentosa, tanto che neppure ci proviamo. Seguiamo piuttosto il corso dei pensieri di Ceronetti stesso, a partire dal già menzionato articolo.

 

 

                                       

 

 

"... il mio incontro con la maschera, nel teatro di strada, è stata una scoperta delle più felici. In quell'anno Gualtiero Niemen, che aveva lavorato in marionette e circhi per una decina d'anni, cominciò a girare per le campagne tra Lombardia e Piemonte con un proprio teatrino ambulante per marionette a filo, di sua fabbricazione, e tra agosto e settembre del 1933 piantò la sua baracca in una radura tra le case del piccolo paese di Andezeno, rappresentando un suo lavoro che, per attirare più gente che poteva, sconsigliava agli eccessivamente impressionabili - La iena di San Giorgio.

…Avrei dovuto lasciare, alla giusta età di sei anni, subito famiglia e futura scuola, e seguire Niemen nella sua vita randagia. Avrei fatto il giro col cappello e imparato un vero mestiere. La faccenda ebbe un'incubazione di circa quarant'anni, poi una donna della statura adatta a stare in una baracchina dipinta, a cantare canzoni e a fare da koken, mi aiutò a mettere in scena una nuova versione della Iena di San Giorgio (storia piemontese di un salumaio assassino che di ragazze rapite faceva salsicce) rivisitata in geroglifico di crudeltà bunueliana e di humour noir surrealista, cose a cui l'Italia seguita ad essere irrimediabilmente refrattaria."

 

Nasce così il Teatro dei Sensibili, la cui storia è brevemente riassunta in queste righe:

 

"In verità, nel mio Teatro dei Sensibili, che vive di vita umbratile e solida dal 1970, io sono stato animatore e manipolatore soltanto per una decina d'anni, dopo ho passato ad altre mani i fili e li ho resi parlanti con altre voci. L'ultimo spettacolo di puro marionettismo che ho ideato e messo su è Viaggia, viaggia Rimbaud, nel 1991, pronubo il centenario. E ci siamo ritrovati tutti, noi della compagnia della Iena di San Giorgio, messa in scena per lo Stabile di Torino, per farla rivivere, non molto tempo fa, in una versione radiofonica, che viene ogni tanto ritrasmessa."