I CIARLATANI DI PIAZZA

 

di Sandro PIANTANIDA

 

( da " La Piazza – Spettacoli popolari italiani descritti e illustrati " - Collana del " Gallo Grande " )

 

 

 

 

«Sono più destro di man che di cervello ».

(Dal biglietto di visita del ciarlatano G. Stagni)

 

Gli autentici tipi della professione ciarlatanesca sono quelli che abbiamo veduto in piazza, vestiti di rosso, gallonati d'oro, con al fianco una grande sciabola lucente, il petto coperto di medaglie, la testa coronata . Cent'anni fa a Marsiglia un tipo di ciarlatano che suscitava tra la folla deliranti entusiasmi, si presentava tutto bardato di ferro come un cavaliere del Medio Evo . Dall'alto delle loro carrozze dalle ruote dorate, trainate da quattro o sei cavalli con gli zoccoli d'oro, essi vendevano, dopo un roboante imbonimento, generalmente dei preziosi unguenti, accompagnati da una coorte di servi e al suono di una musica strepitosa. Questi tipi di ciarlatani hanno il petto largo, la pelle scura, la voce forte e un po' rauca di gente abituata a vivere e a parlare all'aperto.

 

Quando concionano passano da un tono familiare e un po' triviale, alle alte sfere del sublime per perdersi nell'enfasi . Iperboli e metafore infiorano il loro scervellato discorso. Parlano talvolta il latino senza averlo mai imparato . Sono sempre figlioli di un sapiente mago, nato nel lontano Oriente e sono immancabilmente dotati di grandissime virtù . Sono fisici, alchimisti, naturalisti, prestigiatori, filantropi.

 

Conoscono i «semplici », cavano i denti, distruggono i germi nocivi di tutte le malattie, combattono le pestilenze e i veleni, muniti di brevetti e diplomi che hanno loro rilasciato le Accademie e le teste coronate di tutto il mondo .

 

Per meritare la fiducia del pubblico non hanno bisogno di essere stinchi di santo . Anzi, una vita procellosa, con qualche anno di galera, aumenta il loro credito . Lo disse nella 6° Satira anche Giovenale:

«Si ha fiducia nell' arte di colui le cui mani sono state chiuse nei ceppi» .

 

I ciarlatani, dotati di una superficialità di cultura stupefacente, hanno risolto tutti i problemi della terapeutica. Con una bottiglietta del loro miracoloso lattovario, affermano, senza scrupoli, di vincere la scrofola e l'etisia, il cancro e l'epilessia, il tetano e la gotta, il mal di denti e l'idropisia e, se occorre, garantiscono che i capelli bianchi rinasceranno neri . Naturalmente la preziosa composizione del loro elisir è costata vent' anni di studi e di lavoro ed è il risultato di cinquanta e piu elementi raccolti nelle regioni lontane dell'Oriente e sulle più alte montagne dell' Asia .

 

E non crediate ch'essi siano spinti dalla sete di guadagno . Disprezzano il denaro come il fango della strada ! I ciarlatani vogliono essere benefattori dell'umanità, vogliono soccorrere i disgraziati, lenire delle sofferenze …

 

 

         

 

 

I VAGABONDI

 

La tendenza che ha l'uomo di voler credere nel meraviglioso e nel soprannaturale aumenta in particolar modo quando è in uno stato di debolezza e di impotenza .

 

Quando con la propria ragione e con le proprie forze non riesce a risolvere un problema si affida con cieca fiducia a chi gli promette la soddisfazione del suo desiderio . Nei tempi antichi v'erano le pitonesse, gli àuguri, le sibille; nel Medio Evo i maghi e gli astrologhi; nei tempi odierni ci sono gli indovini, i magnetizzatori, i ciarlatani . Questi apparvero e si diffusero nel cinquecento.

Donde vennero i ciarlatani che avevano per divisa il motto:

 

Con l'arte e con l'inganno

vivrò mezzo l'anno

Con l'inganno e con l'arte

vivrò l'altra parte

 

e che non erano tutti privi di una elastica moralità e di perizia professionale?

 

 

 

 

 

L'etimologia della parola è incerta . I più, dai primi vocabolaristi, proprinomisti e cornucopisti, quali il Perotti, il Calepino e il Laurenzio, fino ai cruscanti Manuzzi e Tommaseo, identificarono il Ciarlatano col Cerretano .

Alla metà del '400 certi frati di Caeretum, nello Spoletino, ebbero per una bolla papale l'autorizzazione di andare pel mondo a questuare . Ci seppero fare così bene che in tutte le contrade d'Europa i cercanti erano segnati a dito e chiamati Cerretani .

 

Inattesa è la opinione di Rafade Frianoro che pubblicò nel '600, a Bassano, un libriccino intitolato " Il vagabondo . Opera nuova nella quale si scuoprono le fraudi malitie et inganni di coloro che vanno girando il mondo alle spese altrui " .

Elenca e descrive 34 e più sorte di «Pitochi ceretani e vagabondi» raccontando molti casi per «avvertimento de' semplici » . Ed è curioso che il Frianoro derivi i Ceretani dai Sacerdoti della dea Cerere che, fuggiti da Roma, si rifugiarono nell'Umbria ove fondarono un castello che chiamaron Cereto e di là si sparsero poi nel mondo per imbrogliare il prossimo con 34 e più sistemi di furfanteria …

 

 

         

 

 

I GRANDI CIARLATANI

 

… I ciarlatani, per accaparrare l'attenzione e la simpatia del pubblico, hanno portato sui loro banchi le più varie attrazioni . Suonavano e dicevano « canzioni », raccontavano favole, davano spettacoli di burattini, facevano giochi di prestigio, esponevano animali e mostri fantastici, recitavano commedie con una compagnia di «mimi domestici» .

Il veneziano Giuseppe Cavazza vide nella invenzione della «Lanterna magica» una sicura attrattiva e organizzò con successo la sua compagnia di « Bianti ombranti » .

Pietro Andrea Mattioli nei " Discorsi nei sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo ", il Garzoni ne " La piazza universale di tutte le professioni del mondo ", Girolamo Scipione Mercurio in " Gli errori popolari d'Italia " descrivono con le stesse parole il modo come solevano i ciarlatani tenere a bada il pubblico per vendere alla fine rimedi toccaesana ed altre « galanterie» .

 

« Comparisce alle volte in una città una compagnia di questi Galant 'huomini: conducono seco Donne bene all'ordine, e della lor professione; perché senza Donne stimano di dar in nulla, et essere giudicati Comedianti degni di poco plauso: spargono voce di voler servire al pubblico, vendendo eccellenti segreti, e facendo belle Comedie; e tutte, per dar spasso, e piacere, e senza pagamento: eleggono luogo nella pubblica piazza: ove composto un palco, vi salgono à fare prima il Ciarlatano, e poi il Commediante .

Ogni giorno a hora comoda comparisce in quella scena bancaria un Zanni, ò altro di simil fatta; e comincia, ò sonando, ò cantando ad allettar il Popolo al circolo, et ali' udienza: poco dopo si fa vedere un'altro, e poi un'altro, et anche spesso una Donna: e quivi tutti insieme con zannate, ò con altro fanno un miscuglio di popolari allettamenti: quando ecco viene il principale, che è lo Spacciatore del secreto, e l'Archiciarlatano: e con buona maniera s'introduce alla lode grande, et incomparabile del suo maraviglioso medicamento; di cui fattosi buono spaccio, e radunati i soldi, si termina quella vendita principale; dopo di cui un' altro Ciarlatano comincia la sua, se prima non l' ha fatta; e poi anche la Signora spaccia i suoi moscardini, ò qualche altra gentilezza: alla fine si avvisa al popolo così:

Horsù la Comedia si comincia, la Commedia; e serrate le scatole, e levati i bauli; il banco si cangia in scena, ogni Ciarlatano in Commediante; e si da principio ad un dramatico recitamento, che all' uso comico trattiene per lo spatio di circa due hore il Popolo con festa, con riso, e con solazzo » .

 

Nei secoli trascorsi fra ciarlatani e medici v'era gran dissidio, forse perché i metodi di imbonimento non erano molto dissimili .

Il romano Gerolamo Mercurio, che studiò medicina alle Università di Bologna e di Padova, entrato nell'ordine dei predicatori gettò la tonaca alle ortiche per essere diventato bersaglio della maldicenza di molti suoi colleghi, sia frati che medici . Girò allora il mondo, attraverso la Francia, la Spagna e l'Italia e scrisse libri con pagine sferzanti: «La virtù non ha bisogno di buffoni o zanni. O povero volgo, la medicina è vertù: dunque il volerla vendere con buffonerie è uno scannarla » …