CIVILTÀ DEL CIRCO

 

di Piero PIANI

 

( Ed. LIBRERIA NATURALISTICA - Bologna )

 

 

 

 

Il circo, o per usare un termine classico, gli spettacoli circensi di antica memoria, sono da tempo immemorabile una delle forme più universali di divertimento, che attraversa i millenni e accomuna tutte le generazioni e le fasce sociali.

Un'espressione di svago semplice, ridanciano, ingenuo, ma anche di forte tensione emotiva, destinate non solo a sollevare ilarità, ad alleggerire lo spirito, ma anche a far tenere il fiato sospeso di fronte a mirabolanti esercizi ginnici e di abilità, percepiti dagli spettatori come una sfida ai limiti delle possibilità umane o addirittura tali da mettere a repentaglio la vita dei protagoni­sti. Uno spettacolo, quello circense, che soprattutto in passato costituiva, assieme al carnevale e ad altre rare opportunità di distrazione di massa, uno dei pochi momenti per distogliersi dalla routine quotidiana.

 

 

 

 

A sfogliare queste pagine, l'universo del circo e dintorni che si staglia dinanzi agli occhi sembra lontano anni luce dal nostro tempo ipertecnologicizzato e ci riporta a stili di vita e a forme di ricreazione innocenti, schiette, che disarmano per il messaggio di candore, di freschezza che sanno ancora trasmettere. E' un mondo ormai scomparso, in parte snobbato da noi smaliziati, sofisticati e superinformatizzati esseri viventi del terzo millennio.

Ma non da tutti e non certamente nei riguardi del circo che, assieme ai ludi carnascialeschi continua a mantenere fra i passatempi popolari una sua vitalità e folte schiere di appassionati nonostante la televisione pigliatutto nel campo delle forme di evasione.

Anche se, a dire il vero, lo spirito del circo, come pure quello del carnevale di beata memoria, avevano ben altre motivazioni e una diversa essenza, come del resto testimoniano le opere di questo catalogo al di là della rarità e dell'interesse bibliografico e antiquariale dei singoli pezzi elencati.

Erano irrinunciabili occasioni di svago che ritmavano la vita e che esprimevano, come osserva acutamente Piero Camporesi - "una figura della natura che si trasforma, cambia, si muove, si ferma, ma mai si estingue". Un'opportunità da non perdere per un illusorio e ideale ritorno allo spirito della giovinezza e alle origini, ma anche un rito di liberazione collettiva dalle tensioni, dalle frustrazione e dalle angosce profonde dell' essere e da quelle accumulate nel quotidiano tran tran.

 

 

 

 

Le testimonianze del desiderio di evadere insito nell'uomo, che riempiono queste pagine, e l'effervescente coreografia che lasciano trasparire, rappresentano, in sostanza, un'espressione di costume e di civiltà legata a un quadro sociale e intellettuale e a un modo di vita che appaiono sempre meno in sintonia con la nostra mentalità e con un tempo, come quello attuale, dominato da tante altre forme alternative di spasso. E proprio per questo assumono una rilevanza culturale ancora maggiore.

Un merito di cui bisogna dare atto a Alessandro Cervellati, pittore, illustratore, grafico, erudito, collezionista e garbato narratore di fatti di costume in particolare di Bologna, ma anche appassionato studioso della tradizione circense di cui ha lasciato un'opera fondamentale, la Storia del circo italiano (1961). Un buon numero dei materiali che figurano in questo catalogo proviene proprio dalla sua cospicua raccolta, che in buona parte è pervenuta nel 2004 alla Biblioteca dell' Archiginnasio di Bologna.

Si tratta di un complesso di 1172 tra volumi ed opuscoli riguardanti appunto il circo e lo spettacolo, tra cui molti pezzi di grande rarità. Purtroppo non si tratta dell'intera collezione che, proposta in blocco a varie biblioteche pubbliche, fu poi smembrata. Chi ha visitato, come chi scrive queste note, la casa di Alessandro Cervellati in via de' Ruini, ricorda ancora le sue stanze stracolme di volumi, stampe, giornali, materiali iconografici, in buona parte riguardanti la storia circense. Anche Orio Vergani ("Il Corriere della Sera", 20 marzo 1956) e altri giornalisti parlano di uno studio "stipato" di libri e documenti, con "pile di carta che arrivano fin quasi al soffitto", e "barricate di schedari di un colossale archivio".

 

 

 

 

Ma, a parte il fondo documentario della Biblioteca dell' Archiginnasio, anche i materiali superstiti qui descritti consentono di ripercorrere una grossa fetta della storia del circo con le sue infinite vibrazioni umane e di costume, come pure di altre espressioni assimilabili di spettacolo.

A riaffiorare è il mondo del circo con i suoi riti e i suoi personaggi, i fremiti, i suoni che tutti abbiamo assaporato almeno per una volta nella vita. Un mondo che ha conquistato l'immaginario di artisti, poeti e scrittori.

A riemergere dalle vecchie carte sono celebri illusionisti, giocolieri, funamboli, contorsionisti, equilibristi, domatori di animali, fenomeni viventi, mostruosità umane, uomini forzuti, donne ciccione, cavallerizzi, pagliacci, prestigiatori, clown, mimi e tutta una sfilza di figure o maschere teatrali protagoniste di esibizioni caratterizzate dalle esasperazioni eccentriche dell' artista che si serve di paradossi e situazioni estreme per creare buonumore.

Ma anche di illustratori, artisti, incisori, letterati, saggisti che al circo e al suo firmamento hanno dedicato la loro opera.

A scorrere questo vibrante microcosmo si riaffacciano alla mente le atmosfere oniriche dei film di Federico Fellini (senza dimenticare un archetipo quale The Circus (1928) di Charlie Chaplin), che nelle Notti di Cabiria, prima, e poi nei Clowns, ritraggono il circo e ne esprimono fedelmente lo spirito di vita, ponendosi come testimonianza eloquente di quanto il cinema italiano sia stato influenzato dal circo e dai suoi protagonisti.

 

 

Giancarlo Roversi