DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE

 

di Francesco GUCCINI

 

( ARNOLDO MONDADORI EDITORE – 2012 )

 

 

 

 

Una volta, al cinema, pioveva.

Non pioveva certo nelle sale di prima visione, o, forse,

nemmeno in quelle di seconda. Pioveva nelle sale (chiamiamole così) di terza (credo non esistano più), o, alla domenica, nei cinemini parrocchiali, frequentati da noi ragazzi, venti lire due film (“Bernadette” e “Torna a casa Lassie”?) e vai allegro. Pioveva perché la pellicola, di molto annosa e vetusta, era oltremodo rigata dall'uso e sembrava che ogni scena si svolgesse sotto un incessante acquazzone, ma questo non ci disturbava, anzi...

 

 

                                       

 

 

C'era una volta... già, cosa c'era una volta?

Una volta, c'era la banana: non il frutto amato dai bambini, bensì l'acconciatura arrotolata che proprio i bimbi subivano e detestavano ma che veniva considerata imprescindibile dai loro genitori. I quali, per bere un buon espresso, dovevano entrare al bar e chiedere un "caffè caffè", altrimenri si sarebbero trovati a sorbire un caffè d'orzo.

 

Una volta, per scrivere, non c'erano sms o e-mail, ma si doveva dichiarare guerra ai pennini e uscire da scuola imbrattati d'inchiostro da capo a piedi. Una volta, si poteva andare dal tabacchino, comprare una sigaretta - una sola - e fumarsela dove meglio pareva: non c'erano divieti, e i non fumatori erano una gran brutta razza.

 

Una volta, i bambini non cambiavano guardaroba a ogni stagione, andavano in giro con le braghe corte anche d'inverno e - per assurdo contrappasso - col costume di lana d'estate. Una volta, la Playstation non c'era, si giocava tutto il giorno per strada e forse ci si divertiva anche di più.

 

 

 

 

Una volta, al cinema pioveva...

Con un poco di nostalgia, ma soprattutto con la poesia e l'ironia della sua prosa, Francesco Guccini posa il suo sguardo sornione su oggetti, situazioni, emozioni di un passato che è di ciascuno di noi, ma che rischia di andare perduto, sepolto nella soffitta del tempo insieme al telefono di bachelite e alla pompetta del Flit.

 

Un viaggio nella vita di ieri che si legge come un romanzo: per scoprire che l'archeologia "vicina" di noi stessi ci commuove, ci diverte, parla di come siamo diventati.

 

La playlist del nostro passato: oggetti, situazioni, sapori che tornano a cantare.