LA DONNA-RAGNO
di Ercole Luigi MORSELLI
( da “Noi e il Mondo” – Rivista mensile della “Tribuna”, n° 10 – 1915 )
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«Favorischino, favorischino signori, senza timore alcuno! Non possono lasciare questa fiera mondiale senza avere ammirato la meraviglia scientifica del secolo ventesimo, la donna ragno vivente e parlante, come dimostra la fotografia qui esposta al rispettabile pubblico. Testa di donna avvenentissima, corpo di ragno autentico! Si sincerino se non credono con la meschina moneta di quattro soldi! La verità è luce e non si può negare, nè tampoco falsare! Si nutre esclusivamente di mosche vive: assisteranno al suo pasto! La più grande maraviglia medica del secolo! Questa è l'ultima infornata, poi si chiude, e domani si parte per l'America.. » (…..)
(…..) La povera creatura semiumana che essi guardavano con uguale maraviglia, ma lui con una sincera pietà, lei con un ribrezzo suo malgrado un po' cattivo, era esposta sopra una rete di cordoncino intelaiata e appoggiata in capo a quattro sostegni di ferro; e certo doveva essere stato un esperto sebbene volgare conoscitore del cuore umano colui che le aveva camuffato da enorme tarantola il corpiciattolo nano e privo di arti, sbizzarrendosi poi ad abbellire la sua grossa testa senza sesso nè età a furia di belletto, di pennello, nonchè di pettini brillantati e di nastri di raso sparsi a profusione sopra una morbida e inanellata parrucca bionda. (…..)
(…..) Uno dei curiosi di prima fila, a un tratto, interruppe violentemente il gigante barbuto, indicando la donna-ragno e gridando: - Piange! guardate se non è vero che piange! Padrone, diteci un po' perchè piange?
L'omone, sebbene seccatissimo di essere interrotto sul più bello, stimò essergli giocoforza accontentare il « rispettabile pubblico ». Si voltò dunque con un cipiglio burbero a guardare il suo fenomeno il quale lagrimava infatti sudicie lagrime lavandosi del nero e del rosso che gli coprivano le palpebre e le gote.
- Avete fame? - tuonò l'omone, e senza aspettare nessuna risposta continuò rivolgendosi al pubblico: - La mia donna-ragno ha fame, onorevoli signori! Allora anticiperemo il suo pasto, così avranno la fortuna di ammirare con quale ingordigia essa divori le mosche che, come già ebbi l'onore di dire, compongono esclusivamente il suo cibo commestibile!
Un vecchio, di ottant'anni almeno, recò un bicchiere dov'erano rinchiuse alcune mosche. L'omone lo prese, ne fece entrare due o tre nel suo enorme pugno, e alzandolo gridò: Attenti signori! ammirino la destrezza con cui essa prende al volo questi animali! - e buttò la sua manciata, mirando ben diritto alla bocca del fenomeno. Ma, con straordinaria sua meraviglia, le mosche sbatterono contro due labbra serrate e strette come quelle del Silenzio.
Si vide benissimo che il primo impeto dell'omaccione sarebbe stato quello di massacrare con una manata quell'infelice ribelle. Ma aveva fatto in tempo a contenersi rimandando forse in cuor suo la punizione a più tardi. Conosceva l'umore del rispettabile pubblico che quotidianamente truffava e sapeva sempre in ogni caso carezzarlo per il verso del pelo: - Lor signori hanno potuto vedere con i loro occhi stessi! - gridò - il mio fenomeno vivente rifiuta il suo pasto commestibile di che è ghiotto come noi dei tordi arrosto: ma non devono credere per questo di essere stati truffati nella loro giusta esigenza di individui che hanno pagato il loro biglietto d'ingresso. Anzi tutt'altro! Tutt'altro, signori miei! Se potevo sapere prima un fatto simile, li facevo pagare biglietto doppio! Altroché! Proprio cosi! Loro hanno la invidiabile fortuna di trovarsi ad ammirare il mio fenomeno mondiale in uno dei momenti più caratteristici della sua vita, quello cioè che diede tanto da pensare al grande dottore Maronoff dell'Università di Pensilvania che ci scrisse sopra dodici volumi. Quel grande scienziato ha scoperto che quando la mia donna-ragno piange e nel medesimo tempo rifiuta il suo cibo commestibile preferito, questo è segno sicuro che essa è presa da un terribile male che un giorno certamente la ucciderà: questo male è la nostalgia.
La nostalgia delle foreste vergini dell'Australia nelle quali nacque e visse i primi anni della sua vita allo stato puramente libero e bestiale: là, tra le liane secolari, tendeva le sue tele per acchiappare i famosi mosconi australiani che hanno il ventre grosso come un uovo di piccione e la testa come un cecio; là fu ritrovata e catturata dal celebre viaggiatore Stankey nel suo ultimo viaggio. Quando il fenomeno vivente è preso dal suo terribile male, non solamente non mangia, ma neppure parla.
Se v'è qualcuno tra loro signori onorevoli che l'abbia ascoltato mezz'ora fa, nell'altra mia rappresentazione, rispondere francamente alle mie domande svariate, la vedrà ora al contrario che tacerà ostinatamente. Ecco che col beneplacito di lor signori, andiamo ad effettuare la prova di quanto ho affermato. Grògrò! quanti anni avete?... Grògrò! in quale foresta dell'Australia siete nata? Lor signori vedono che la mia previsione scientifica non si smentisce; posso tuttavia insistere ancora nelle mie domande perchè loro si sincerino sempre più. Su! Grògrò, da brava! guardate in faccia il vostro padrone!... Perchè state con la testa voltata in là?... Ah! ah! vi piace quel bel soldatino con l'elmo d'oro?... Però mi pare che la fidanzata ce l'abbia già, e bella! (…..)
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