DRAMMI SULLA TELA DI LINO
di A. R. STEMMLE
( da “ Herzeleid auf Leinewand ” - ed. Bruckmann )
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E’ sorprendente come gli uomini amano sempre essere eccitati dagli orrori. Omicidi, assassini, incendi e sfaceli non bastano: i cantastorie devono ripeterli ad ogni angolo di strada. La buona gente ama essere spaventata per poi poter sentire pienamente quanto sia bello e lodevole respirare liberamente a pieni polmoni.
W. Goethe, “Novelle”
I nostri nonni ricordano ancora quell’ uomo burbero che, in mezzo al frastuono della fiera annuale, davanti a sgargianti immagini, indicava con una lunga bacchetta le scene sulle tele di lino dipinte, cantando, accompagnandosi con un organetto dai dolci suoni, una canzone lacrimevole in tonalità minore che narrava la storia di morti premature, rotture di promesse matrimoniali davanti all’altare, misfatti raccapriccianti, pene da abbandono e felicità del ritrovarsi dopo i tormenti degli anni di guerra e delle molte difficoltà affrontate in paesi lontani.
Nel primo decennio del XX° secolo, i cantastorie, insieme agli organetti e alle tavole multicolori, sparirono senza clamore dalle fiere e feste popolari. Cacciati dal Cinema, che ora come allora, ma lontano dal romanticismo della piazza della fiera annuale, appagava in forma più artistica e raffinata la stessa voglia del “sensazionale”. Cantastorie e Moritat morirono di dolce morte, la stessa che essi avevano cantata tante volte sotto mille forme.
Studiosi del folclore, storici della letteratura e uomini di teatro arrivarono troppo tardi. Disponiamo di pochi rimandi di letteratura, nonostante il Bänkelgesang avesse giocato un ruolo importante nella storia e cultura popolare. Gli studi esistenti e la ricerca storica si basano essenzialmente sui racconti e ricordi degli ultimi Bänkelsänger ancora in vita. Le poche tavole di Moritaten - con descrizioni e testi originali - conservate, ritrovate e raccolte in collezione ci danno un’ idea della complicata e singolare forma di rappresentazione di quest’ arte popolare ormai scomparsa.
Sulla via d’accesso alla fiera annuale, meglio se vicino alla chiesa dove il rumoreggiare del mercato non disturbava troppo, il cantastorie montava la sua bancarella. Vi appendeva, su un cavalletto, l’una accanto all’altra, cinque o sette tavole di Moritaten così da formare una parete lunga 8-10 metri e alta 3 metri, davanti alla quale egli disponeva un podio, il “Bänkel”. In testa alla tavola si poteva leggere il titolo della storia. Le tavole erano generalmente divise in tre o cinque parti. In mezzo si trovava l’immagine principale, sopra e sotto altre due immagini complementari. Erano realizzate a stampa e circondate da una sottile cornice ornamentale alla maniera delle decorazioni pittoriche nelle abitazioni. Questa vistosa e commovente parete appena srotolata attirava, con i suoi colori sgargianti e i suoi numerosi personaggi, molti curiosi estasiati. Mentre i curiosi osservavano le tavole, l’ organetto suonava un ritornello introduttivo per attirare più gente possibile.
Mani supplichevoli, colpi di pistola, bocche terrorizzate, persone inginocchiate imploranti pietà, mani sul cuore, suicidi e lapidazioni, assassini, croci e corone, abbracci amorosi, lacrime, vestiti di nozze e sudari, investivano, sconcertavano, commuovevano ed eccitavano gli spettatori. Era tuttavia difficile per loro leggere e capire lo svolgere della storia in base alle illustrazioni. Ciò era previsto in modo calcolato, così che gli avvenimenti non sempre venivano rappresentati con la successione logica delle immagini, ma mescolati tra loro. La grande immagine centrale non aveva necessariamente bisogno di un immagine finale di chiusura. In questo modo si stimolava la curiosità del voler conoscere tutta la storia presentata e gli spettatori rimanevano sul posto in attesa di spiegazioni e chiarimenti.
Dopo di che l’organetto taceva e il ”Moritator” iniziava, con il tono meccanico dell’ “imparato a memoria”. l’introduzione al racconto. Egli disponeva di vari modelli musicali per l’introduzione, cantate sulle poche note dell’organetto e con testi brevi. Terminata l’introduzione iniziava il racconto della storia. Questo compito toccava alla donna del cantastorie. Per molto tempo, questo concetto di “dualità” della coppia del “Bänkelsänger” era molto chiaramente espresso nell’ immaginario del tempo. La donna cantava e batteva, nello stesso tempo, in modo rumoroso la bacchetta sull’illustrazione corrispondente. Nelle illustrazioni non vi era niente di pittorico, erano senza prospettiva, simili alle scene teatrali, dipinti a colori ad olio e rappresentavano unicamente l’apice dell’evento con il protagonista principale dell’azione. Presi singolarmente, le illustrazioni e il canto non erano facilmente comprensibili, essi si completavano a vicenda.
Dopo la prima strofa il canto si interrompeva e il Moritator spiegava ancora una volta in prosa il fatto appena illustrato. Cosi, alternando canto e recitazione si giungeva alla fine del racconto che si chiudeva con un appendice moralistica cantata a due voci. Seguiva ancora un motivo di chiusura che, come l’introduzione e a secondo dei casi, aveva versioni differenti.
Durante tutta la rappresentazione teatrale, mentre dal podio che rappresentava il mondo si alternavano le illustrazioni, introduzioni, canti e recitazione, man mano sempre più drammatici, gli aiutanti del cantastorie vendevano i fascicoli del racconto agli spettatori: dicendo “…avete l’opportunità e la possibilità di leggere e conoscere tutte le particolarità del misfatto, dell’arresto degli assassini, dell’esecuzione … il tutto a lungo e ben descritto e veritiero, da rileggere a casa insieme ad altri commoventi fatti. Tre fascicoli soltanto un soldo”.
L’intero Moritat, ( secondo il Neunzig il nome deriva forse da “ mordtat” = “omicidio” oppure quale derivato dalla parola francese “moralité”, la qual cosa sembra molto pertinente perché non vi è Moritat senza morale ). Il Moritat era venduto in quattro versioni: solo canto, solo recitativo, solo illustrazioni oppure solo stampato, quest’ultimo fascicolo conteneva sia il testo che la musica. Tutte le quattro versioni parlavano della stessa storia e miravano a produrre un effetto duraturo sullo spettatore. Questi fascicoli avevano anche la funzione di sussidiario di lettura perché, permettevano a ciascuno, tornato a casa, di rileggere con attenzione i versi di questi misfatti, di abbinarli a canzoni, melodie o cori conosciuti da tutti, per ricantarli nuovamente. Sotto questo aspetto, il Moritat, sussidiario di lettura abbinato ad un insegnamento morale è stato alla base della forte intensificazione della diffusione della cultura letteraria. Un fenomeno di diffusione analoga non si è mai più riscontrato.
La vendita dei fascicoli costituiva l’unico introito del cantastorie. Non si trattava dunque di mendicanti. Il prezzo del libretto rappresentava la paga per le prestazioni del cantastorie. E’ anche vero che vicino alla bancarella espositiva sostavano spesso e volentieri i veri mendicanti, comportandosi come se vi facessero parte perché la buona gente, raddolcita e commossa da questi racconti tormentati, era più disposta a gettare i suoi “Mohikaner” (= Pfennige = spiccioli) nei cappelli di questi bisognosi.
I soggetti per le storie provenivano essenzialmente dai giornali e dalle relazioni ufficiali pubblicate a seguito di esecuzioni. I Moritaten contenevano tutta la sequenza dei fatti e misfatti del criminale, riportavano quasi sempre le sue ultime parole di contrizione oltre ad un insistente appendice moralistica. Inoltre, i cantastorie si servivano anche della raccolta di “Atti ufficiali dei delitti più aberranti” di Anselm von Feuerbach oppure della collana “Le storie criminali più interessanti” di J.E. Hitzig e Haring o ancora del “Il nuovo Pitaval” di Wilibald Alexis pubblicato per molti anni.
Tutte le storie dovevano, rigorosamente, essere veritiere e reali, e soprattutto riguardare fatti di attualità. Editori di giornali e piccole tipografie fornivano ai Bänkelsänger i testi a costi relativamente economici: 500 pezzi = ½ Ries ( Marchi 4,50 degli anni ‘60 ) ; 1000 pezzi = 1 Ries ( Marchi 8,10 ). Il testo stampato era sottoposto alla censura della Polizia, la quale intervenne spesso pesantemente.
Il Bänkelsänger Heydenreich, dopo essere stato per l’ennesima volta censurato, presentò, nel 1827, al Consigliere di Corte, Hirth, a Leipzig, la seguente supplica: “In ginocchio la supplico di autorizzarmi a vendere in questa fiera l’allegata canzone che fa parte del mio quadro. Sono stato congedato dall’esercito, mezzo cieco e ho da nutrire una madre di ottantaquattro anni. Con il quadro e la canzone voglio fare opera di edificazione verso il popolo. Anche se l’immagine è pessima, è il testo che espongo e col quale parlo soltanto di fatti realmente accaduti, la cosa più importante. Questi fatti sono stati rilevati dall’ “Osservatore Austriaco” che notoriamente non pubblica mai cose non veritiere”.
Mentre i “Fogli volanti” composti da 8 pagine in formato 1/8 - (22,5 cm di altezza)-, venivano loro forniti principalmente da due editori : Trowitzsch e Figlio, di Berlino e Hermann Reiche, di Schwiebus. L’indice del catalogo dell’editore Reiche, intitolato “Descrizioni degli avvenimenti mondiali, storie d’amore, avventure e storie romantiche” comprendeva 1171 titoli. Purtroppo poche di queste descrizioni si sono conservate. Qualcuna è stata scovata nelle soffitte di cascinali, mal ridotte per causa dei topi e della scarsa qualità della carta. Altre, trovate tra le pagine di vecchi canzonieri, oppure scoperte per caso, nelle vecchie librerie delle piccole città.
Le storie erano raramente scritte direttamente dal Bänkelsänger. Presentate in stile “tedesco antico”, fieramente loquace, trascritto in tedesco puro, imitavano in forma marcata la parlata ricercata del nobile colto. Con cent’anni di ritardo culturale, scopriamo con questo genere letteraria. l’atmosfera del XVIII° secolo. Locuzioni forbite svolazzano dai salotti, sfrangiate come la “garderobe” dimessa dei signori, per essere definitivamente affidate alle piazze del mercato e al divertimento. E’ sorprendente come ogni sostantivo sia accompagnato da un aggettivo qualificativo o un attributo ( Es. La commovente, splendente bellezza della giovane, dolce donna. Il minaccioso, tempestoso futuro. ecc.).
La morale di questi racconti era sempre la stessa, espressa sotto forma di proverbio. In tutti, senza eccezione, i misfatti sono puniti: la fortuna segue la sfortuna; la buona azione è sempre ricompensata; la passione perfida finisce sempre male; da povero si diventa ricco, nella maggior parte dei casi, con un’eredità improvvisa; matrigne e padri indegni non scampano al loro castigo; le anime buone subiscono molti tormenti; e, infine, la sofferenza deve temprare gli animi.
Queste composizioni sono pervase di poesia emotiva, melodrammaticità e piangistei. I personaggi principali sono uguali a quelli delle fiabe, così come la loro morale ingenua. Esse fingono la vita benché costruite soltanto su un modello schematico ben collaudato. Si tratta di un genere di letteratura “volgare” ( intendasi popolare ) indirizzata ad un pubblico privo di senso artistico ma che vi trova consolazione. Perchè gli permette di sentire un piacevole brivido di terrore correre lungo la schiena senza sensi di colpa e senza essere uguale ai delinquenti rappresentati, sicuri di continuare a vivere in pace.
I fascicoli dei Moritaten avevano la stessa veste della ”Neue Zeitung” (Nuovo Giornale) del XVI° secolo, stampato e distribuito nei mercati e Fiere, sotto forma di “Fogli volanti” oppure anche “Foglio unico”, pieni di notizie dal mondo.
Nel XVII° secolo, Gimmelshausen, trasforma il suo “Simplizissimus” in “Giornale cantato” ed è l’anticipatore del “Bänkelsänger”.
“L’editore mio diede in breve tempo il suo elaborato sulla battaglia tra navi veneziane e barbare. Non mi dovetti allontanare troppo da casa, essendo il mercato nelle vicinanze. Salii su una panca dietro al tavolino che egli mi diede in prestito per poggiarvi il mio calendario. Ero fresco, pieno di speranze, impavido, pronto a cantare, con la massima commozione, il mio giornale inventato. Iniziai a cantare in modo così felice, che in men che si pensa, vendetti quasi tutti i miei giornali”
Il Moritatensänger (cantastorie) non realizzava le sue tavole. Egli si serviva di provetti illustratori specializzati. Mandava loro la storia dell’ultima novità che egli intendeva cantare, e vi aggiungeva un preciso schema nel quale indicava come voleva che la tavola fosse rappresentata nelle sue varie parti.
Nel 1882, il cantastorie Paul Damm, inviò a Adam Hölbing a Neustadt, il più celebre illustratore di tavole, la seguente commessa:
Titolo: “Una madre degenerata” oppure “Amata due volte”.
Nella prima parte deve rappresentare la contessa spensierata in slitta su un cumulo di sale sciolto. Slitta tirata da negri obbligati a correre a tutto fiato, uno cade e un sorvegliante lo fustiga.
Ambientazione: Davanti ad un castello. Gran sole, palme e cactus.
Immediatamente accanto, nella seconda parte. Ambientazione: nella foresta. Il conte stramazza colpito da arma da fuoco. In lontananza, la contessa che ordina ad un cacciatore di sparare. Il cacciatore che spara sul conte. Lo sparo deve comparire visivamente. Un piccolo cane scodinzola intorno al suo padrone.
Terza parte. Ambientazione: un burrone profondo. La contessa vi getta i suoi bambini. Una bambina è già morta. Il figlio in ginocchio, supplica sua madre, questa lo afferra già per un braccio. La figlia maggiore fugge. Il cacciatore la rincorre.
Quarta parte, quadro centrale : Ambientazione: Lo stesso bosco nella notte. Polizia in uniforme e operai scavano per disseppellire il castellano ucciso. Lanterne per l’illuminazione. Il piccolo cane indica la tomba e scodinzola intorno al padrone morto.
Immagine finale. Ambientazione come nella prima immagine, davanti al castello dove la contessa in compagnia del suo amato e dei bagagli si accinge a partire. Nel salire (sulla carrozza ?) vengono arrestati dai gendarmi e dal giudice distrettuale. La figlia maggiore superstite, punta a braccio teso l’indice sulla madre colpevole. In sottofondo, la carretta con i bambini morti. Ancora più in fondo una folla rabbiosa e minacciosa. Negri e contadino con bastoni e pietre”.
Il pittore veniva pagato a metro quadro. I Rosemann, una nota famiglia di Bänkelsänger ( i membri della corporazione dei cantastorie erano in gran parte imparentati o sposati tra loro ) possedevano un fondo di 50 tavole.
Ogni anno le tavole erano riciclate, ridipinte in parte, con nuove immagini e nuove storie. Ciò per evitare che il pubblico di una stessa città, visitata l’anno precedente, potesse riconoscere le tavole e storie e rifiutarsi di comperare i fascicoli stampati.
Quando, per caso, due Bänkelsänger si incontravano sulla stessa piazza, troppo piccola per sopportare due bancarelle espositive, i due si univano pacificamente per presentare una sola storia con una sola serie di tavole. Cantavano in duetto e si dividevano l’introito. Ciò era chiamato “Krambuse” (fare botteguccia).
Oltre al famosissimo illustratore di moritaten Hölbing, lavoravano per i cantastorie anche altri pittori chiamati “Schreckensmaler” (pittori del terrore), specializzati in scenari teatrali, caleidoscopi e tavole di moritaten.
Il pittore Kottermann dipinse le tavole per il Bänkelsänger bavarese Karl Zettel. Egli aveva un modo personale e particolare per strutturare i dipinti. Al centro, in posizione verticale, troneggiava il personaggio principale, a destra e a sinistra vi erano poi anche 3 o 4 riquadri con la narrazione delle sue avventure. Questo tipo di tavola illustrava generalmente vite di santi quali Genoveffa, ma anche Robinson Crusoe. Non ebbero gran successo presso il pubblico perché trattavano storie inventate. Contrariamente, lo stesso genere di tavole che illustrava storie veritiere come : “Hiasel il bavarese”, “Il boia Giovanni”, “Il brigante Karl Masch, scavatore di caverne nel fitto del bosco, aggressore notturno dei villaggi, terribile e sanguinario massacratore”, “Il serial killer Haarmann” “Il capitano von Köpenick”, “Kaspar Hauser, figlio d’Europa” erano molto apprezzate.
Va specificato che molte tavole e canzoni di Moritaten avevano per soggetto il re Ludwig auf Schloss Neuschwandstein. Il pittore Kottermann illustrò la tragedia di Mayerling. Dipinse tavole con gigantografie della bella contessa Maria Vetsera e del principe Rodolfo in divisa ungherese.
Il più famoso tra i Bänkelsänger fu Emil Koch, chiamato il “Caruso” dei cantastorie. Verso fine secolo egli si esibiva, davanti ad una lunga schiera di tavole illustrate, in redingote e capello a cilindro. Ai suoi lati, vestite di bianco, cantavano, a due voci, le sue giovani nipoti, incaricate anche di vendere i fascicoli delle storie. Con l’organo a manovella cantava canzoni sentimentali ( melodie acquistate, in tempi successivi, dalla Editrice musicale Horst-Wessel-Lied ).
Koch cantava ballate delle quali era autore. Tra la chiusura e l’inizio del nuovo Moritat inseriva pezzi dell’opera di Lortzings “Zar und Zimmermann” ( “ Lo Zar e il carpentiere “). Di sera, per illuminare Moritat e cantante, accendeva, sull’organo, lampade a carbonio a forma di candele. Sua moglie, vestita di nero, velata e sul fiocco della scarpa un orologio d’oro, sedeva sul palco (dal quale non scendeva mai).
Koch acquistò dal vecchio cantastorie “Mordschulze mit dem Treppengeländer” (Treppengeländer = arpa con la quale Mordschulze accompagnava i suoi canti), molte tavole antiche. Dove queste tavole siano rimaste è un mistero, molte furono confiscate dalle autorità, altre si sbriciolarono sotto i temporali e il vento. Altre ancora, furono ridipinte in forma più allegra con la figura della fortuna e la cornucopia oppure il cervo di San Uberto. Altre utilizzate come pareti laterali per i “Pozzi della fortuna” o le bancarelle del tiro a segno.
Koch, adopererò le proprie come ”Tavole di presentazione” del suo teatro cinematografico viaggiante. Previdente, aveva acquistato anzitempo, un grande tendone col quale potè continuare la sua precedente professione, questa volta come narratore e cantante di film muti. Si esibiva accompagnato da un grande organo.
L’ultimo dei Bänkesänger, Ernst Becker, raccolse in collezione vecchie tavole di Moritaten, acquistò vecchi preziosi organi e cantò i suoi canti nelle fiere e mercati. In fine, fu invitato da associazioni folcloristiche e scuole superiori per spiegare con le sue tavole e i suoi testi un pezzo della vecchia cultura popolare scomparsa.
Nel tempo della massima diffusione e successo dei Moritaten, vera letteratura popolare, essi influenzarono grandemente la letteratura colta. In particolare la cosiddetta poesia d’arte del XVIII° secolo. Celebri poeti ne riconoscevano l’efficacia sul pubblico. Essi presero a modello la forma delle Ballate e si ispirarono leggendo gli sconosciuti poeti autori di Moritaten. Non solo: andarono anche a scuola dai Bänkelsänger. Da Gleim in poi, in Germania, fiorì la poesia romantica in forma di ballate. I poeti colti intendevano nobilitare il Bänkelgesang. A questa moda non si sottrasse nemmeno Höty, Gottfried August Burger e Schiller. Arnim e von Brentano conobbero il Bänkelgesang a Mainz in occasione di una crociera sul Reno. Ne furono così entusiasti che pensarono addirittura di fondare una scuola di Bänkelgesang a Laufen sul Reno, con possibilità di formare Bänkelsänger di tipo politico e annessa una tipografia per i “Fogli volanti”. Nientemeno che Goethe, avrebbe dovuto scrivere i testi mentre le melodie dovevano essere di Reichardt e Mozart.
Oggi, quando si parla di Moritaten e loro canti, ci si riferisce abitualmente alle parodie e composizioni comiche in versi stroppiati, semplice imitazione dello stile del Bänkelgesang. Questa moda nacque da un gruppo di goliardi di Leibzig che contava tra i suoi membri librai, scrittori e studenti. Si può dunque affermare senza ombra di dubbio che il Bänkelgesang ha, in una certa misura, arricchito la letteratura comica. Una linea retta che collega romanze liriche, epos comico e storie illustrate di Wilhelm Busch ( autore fra l’ altro del noto “Max und Moritz” ).
E’ stato il cabaret a riportare in vita i Moritaten satirici. Wolzogen, Bierbaum, Erich Mühsam e Walter Mehring scrissero e cantarono per i cabaret. Bertold Brecht, apre la sua opera “Dreigroschenoper” ( “ L’ opera da tre soldi “ ) con il Moritat di Mackie Messer. Brecht confesserà di essere stato influenzato dalle sue giovanili frequentazioni delle bancarelle teatrali ambulanti.
Il cantastorie sulla piazza del mercato non poteva mai immaginarsi che il Moritat e il Bänkelgesang sarebbero finiti nel cabaret per offrire allegro divertimento e intrattenimento: perché egli non cercava mai di divertire, egli voleva commuovere e scuotere. La serietà, con la quale esercitava la sua professione per guadagnarsi il pane, era vera. |
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