LEGGENDE  E  ANCORA  LEGGENDE

 

di Marcello FOIS

 

( da " Memoria del tempo " – ed. Einaudi )

 

 

 

 

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Prima leggenda.

La prima leggenda racconta di Samuele tornato a casa dalla Libia più morto che vivo. Nel primo settore del telo del cantastorie lo disegnano smunto, scheletrico, mentre brancola nei vicoli deserti del paese. Poi descrivono il suo ingresso in casa come l'apparizione dello spettro di Tolu il non morto. Antioca sta rigovernando, Genesia è uscita da un pezzo. Gonario sono quattro giorni che non torna. Felice è al frantoio per la lavorazione delle olive. I piccoli selvatici sono a Oristano, grazie a Dio.

Ecco come sarebbe avvenuto: Samuele non entra in casa, resta in piedi sulla soglia, Antioca lo riconosce prima che possa dire qualunque cosa, sbarra gli occhi e si tappa la bocca con la mano per non gridare. Che cosa le hanno restituito di quel figlio?

Senza parlare gli prende le mani e lo accompagna dentro a sedere. Samuele si lascia guidare come se non avesse una volontà propria, ma è solo che gli mancano le forze. Ha gli occhi grandi, quel Samuele che è un'immagine isarbulìa di quello che è partito due anni prima. Ha una barbetta appena accennata, rada, ha le mani che gli tremano e respira a fatica.

Finalmente Antioca parla:

- Creatura... - sussurra.

Samuele s'inventa una specie di sorriso, poi accenna col capo per dire che non è come sembra, che sta bene, che è solo stanco.

Nel secondo settore del telo del cantastorie lo disegnano a letto, come un ex voto. C'è tutto, anche la nuvola che regge la Madonna e Antioca che la prega per la salute del figliolo ritornato. Seduto ai piedi di quel letto si trova Felice che ascolta le storie di guerra raccontate dal figlio.

Infatti nei riquadri seguenti Samuele è un eroe, terrore degli infedeli, tigre feroce, soldato decorato.

Poi la storia cambia perché il miracolo avviene e Samuele si riprende: nessuno ci credeva, tutti l'avevano dato per morto, e invece... un gesto dalla nuvoletta disegnata sopra il lettuccio del degente, ed eccolo in piedi.

Nel riquadro centrale del telo, a colori vivaci, si vede Samuele che alza le braccia al cielo e grida. La giornata è limpida, è tutto fiorito di una primavera improbabile, ma assolutamente paradisiaca. Non si crederebbe che un addobbo simile possa esistere in natura, e infatti non esiste. Anche il paese di Arzana disegnato in quel riquadro è un presepio di casette ingenue, ma dolci di una dolcezza di marzapane.

Così si descrivono le storie edificanti di anime belle che il Destino conduce verso la latitanza.   [.....]