IL MERCATO DEGLI ORGANETTI A MILANO

 

( da “ LA DOMENICA DEL CORRIERE ” – 6 marzo 1904, n° 10 )

 

 

 

 

Tutti sanno che Milano ha il privilegio di allungare di quattro giorni il Carnevale: donde il nome di Carnevalone, un tempo famoso per pubblici bagordi e feste spettacolose.

 

Naturalmente, di quelli e di queste non rimane più che il ricordo; però sopravvive una strana e caratteristica costumanza destinata forse anch’essa, col tempo, a sparire.

 

Nelle piccole sale di convegno, nelle osterie, nei vasti cortili, nelle case popolari dei quartieri eccentrici e dei sobborghi la notte del sabato grasso, cioè dell’ultimo giorno carnevalesco, usasi ballare senza tregua, come se una febbre di danza prendesse tutti quanti, giovani e vecchi, irresistibilmente.

 

L’orchestra per questa festa è data dagli organi, dagli organetti, dalle fisarmoniche, dai piani ambulanti a manubrio che la legge urbana relega al di là dei bastioni.

 

Ma nella mattina del sabato grasso la legge stessa perde ogni vigore; e così avviene che, per antica consuetudine, i proprietari dei terribili strumenti montati su carretti trainati dagli asinelli, si raccolgano tutti – un esercito ! – nel largo marciapiede del Duomo verso la piazza del palazzo reale.

 

Ivi gli organizzatori dei balletti accorrono in folla a contrattare l’organetto migliore per la notte. I prezzi variano da 5 a 25 lire.

 

Per sedurre il pubblico, gli organi e le fisarmoniche suonano disperatamente tutti insieme, producendo un chiasso indiavolato.

 

E’ una fiera e un mercato come nessun altro, che il nostro Beltrame ha riprodotto dal vero nella tavola a colori.