NIENTE È COME APPARE
di Roberto VECCHIONI
( da “Diario di un gatto con gli stivali” - ed.Einaudi )
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Il «contastorie» uscì dal vicolo come sputato fuori dal ventre della notte e si fermò nella piazzetta, anch'essa molto oscura.
I bambini che stavano giocando a darsi la baia lo intravidero alla luce fioca dell'unico lampione. Faceva freddo e quello strano personaggio si era presentato con un fare quasi furtivo, il bavero alzato e il cappuccio calato sugli occhi. Ma non ebbero paura, perché un contastorie che si rispetti si riconosce facilmente dalla caratteristica palandrana di quattro colori.
I bimbi si bloccarono tutti, perché per loro un contastorie rappresentava da sempre qualcosa di magico e irripetibile: così si sedettero sui ciottoli per ascoltarlo.
Lui se ne stava ora appoggiato al lungo lampione che dava luce a una fetta di piazza e lo escludeva alla vista, conferendogli un alone di piccolo mistero che rendeva l'atmosfera ancora più fantastica e da sogno. - Ebbene, cosa volete sentire? - disse con una voce magnifica. - Una favola, una favola! - risposero tutti in coro. - E quale favola? - replicò l'ombra. I bimbi urlarono chi un titolo chi un altro in un intreccio caotico di richieste. - Fermi, fermi! - fece il contastorie. - Prima di tutto ditemi: voi credete alle favole?
La domanda non era prevista e provocò un po' di sconcerto. I bimbi si guardarono tra loro come per interrogarsi; poi il più piccolo saltò su e rispose: - Sì che ci crediamo! - E fate male, - replicò inaspettatamente il contastorie. - Le favole non dicono sempre la verità: e sapete perché? Perché il primo che racconta una favola, la racconta come vuole lui e da allora nessuno osa più cambiarla. Tante, tante volte i fatti si sono svolti in un altro modo, la vera storia è diversa: ma quando quella storia diventa favola, ecco che i poveracci si ritrovano principi, le servette regine, i banditi eroi, ma soprattutto i cattivi vengono scambiati con i buoni e i buoni con i cattivi.
I bimbi erano allibiti perché mai nessun contastorie aveva detto loro una cosa simile. Si guardarono ancora l'un l'altro come per consultarsi, poi, sempre il più piccolo si alzò e accennò una garbata richiesta: - Signore, non abbiamo capito bene: potete spiegarcelo meglio? - Conoscete la favola di Cappuccetto Rosso e del lupo ? - Sì, sì! - gridarono tutti all'unisono. - E allora, su, qualcuno di voi me la ricordi, - replicò il contastorie. «Questa è bella, - pensarono i bimbi, - un contastorie che non sa una favola! », e dopo un rapido parlottare usci dal gruppo uno smilzo, tutt'ossa e brufoli, coi capelli ritti e un gran neo sulla faccia. Prese fiato e cominciò: - C'era una volta una bambina... - No, non così, - lo interruppe il contastorie: - dimmi solo i fatti, i fatti principali. Lo smilzo stette per qualche secondo a testa bassa rigirandosi il berrettino fra le mani, come per cercare un'ispirazione, poi attaccò: - E la storia di una bambina, signore, che attraversa il bosco per portar da mangiare alla nonna che è malata, e lì nel bosco incontra il lupo cattivo. Il lupo le chiede dove stia andando e la bambina che, mi pare, ha un vestitino tutto rosso regalato dalla nonna glielo dice. A quel punto il lupo, che è cattivo ma anche furbo, pensa: «Se io arrivo prima di lei dalla vecchia, me la pappo, m'infilo nel letto al suo posto e aspetto questo bocconcino per riempirmi la pancia con tutto comodo una seconda volta». E così corre come il vento, finge di essere lui Cappuccetto Rosso, entra nella capanna, ingoia in un sol boccone la nonna che nemmeno se ne accorge, s'infila in testa la sua cuffietta e si stende nel letto. Quando la bambina arriva, sulle prime non si accorge di niente, ma resta un po' sconcertata dall'aspetto della nonna. «Che occhi grandi che hai!» le dice. E l'altro risponde: «Per vederti meglio». E poi... insomma lei lo sa, signore... infine quando... insomma per ultimo fa: «Che bocca grande che hai! » E a quel punto il lupo balza giù dal letto e se la mangia, ma per fortuna sta passando da lì un cacciatore che, insospettito dallo strano silenzio, entra nella capanna e ci trova il lupo addormentato con un gran pancione. Così apre il pancione del lupo con un coltello e libera Cappuccetto e la vecchia. Poi, mi sembra, riempie di pietre il lupo, che appena si sveglia tenta di alzarsi ma crolla a terra e muore. Finisce tutto bene, signore, perché il cacciatore è felice con la pelle del lupo, la nonna col suo paniere di cibo e Cappuccetto per aver scoperto che non si percorre da sola il bosco di notte.
Lo smilzo si arrestò. Dal cono d'ombra dietro il lampione arrivò un lento, modulato batter di mani. - Bravo, bene, ma non fu così, non andò così, - sentenziò il contastorie con un fare inaspettatamente serio. [ … ]
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