IL RE DEGLI IMBONITORI

GUSTAVO COTTINO

 

testimonianza raccolta da Chantal ROSSATI

 

( da “Viaggiatori della Luna” - IKON EDITRICE – ANESV AGIS – 1997 )

 

 

 

 

Non poteva mancare fra i più caratteristici «testimoni» un «gaggio» perfettamente inserito nel mondo dei viaggiatori: l'ineffabile Gustavo Cottino, detto Mister Cotin. Colto e plurilingue, figlio di un assicuratore torinese, lascia molti decenni fa la sua vita borghese per sposare un'artista dello spettacolo, tanto bella quanto brava.

Grazie alla sua verve diventa presto il «re degli imbonitori».

Invece di narrare la sua vita così ricca di aneddoti, di fatti insoliti, curiosi, di esperienze straordinarie o che sembrano tali in bocca sua, tanto che meriterebbe uno scritto a parte, ci offre invece un rapido excursus sugli imbonitori italiani dal 1920 ad oggi.

 

 

 

 

«L'imbonitore - scandisce Mr. Cotin con la sua voce colorata e una mimica impareggiabile - è colui che stimola la fantasia imbrogliando il pubblico con arte e, più che con lo spettacolo viaggiante, è legato ai fieranti, agli attori di piazza, ai guitti, ai cantimbanchi, ai continuatori della Commedia dell'Arte medioevali.»

 

Riferendosi all'opera La mia piazza - che secondo il suo volere verrà pubblicata postuma - cita una trentina di personaggi che ebbero a parer suo il talento di veri professionisti, di autodidatti, sotto le più svariate forme.

 

Oltre all'elegante Biavati, che vendeva bicarbonato come dentifricio e grasso di maiale come callifugo oppure saponette colorate tutte di borotalco e alla cui memoria la città di Bologna intestò addirittura una lapide tuttora esistente in piazza 8 Agosto, ricorda «con stupore l'avvocato del Foro fiorentino Tullio Pachetti che si invaghì della Donna Ragno, vista alla Fortezza Da Basso in Firenze mentre questa lavava i panni alla fontana e la volle sposare. A lui si deve l'invenzione della gag Virginia al bagno: un sigaro a bagno in una bacinella d'acqua!»

Effettivamente la fantasia del viaggiatore suppliva alla povertà di mezzi dando vita alle cosiddette «baracche d'improso» (significa «imbroglio» in gergo) che mostravano «la donna colosso» (una donna con un osso in mano!) e altri ameni rebus del genere. E se qualcuno del pubblico se la prendeva a male veniva ben presto convinto dall'imbonitore, fine psicologo, a tornare l'indomani con qualche amico a cui proporre l'innocua e poco costosa presa in giro.

 

«Onore e gloria - prosegue Cotin con enfasi professionale - a Dario Mantovani di Rovigo, detto Taiadella, il re dei cantastorie, così coinvolgente da riuscire a far inginocchiare e scoprire il capo alla folla a cui vendeva canzoni e pantomime scritte da lui stesso! Un ricordo merita anche il defunto tzigano Franchini detto ''Il Tatàni" che presentava lo Stregone della Giungla sui carboni ardenti, raddrizzava ferri arroventati e addirittura se li passava sulla lingua.»

 

 

              

 

 

«Le donne invece potevano essere provette danzatrici, addirittura in levitazione, come le Sorelle Menta esibite dal vecchio Bacone e di cui oggi il giovane mago Copperfield ripresenta il trucco ricopiandolo pari pari, o le Donne Volanti di Ernestino Bailo (da non confondere con Giuseppino Bailo che invece sfornava la Nave dei Mostri con topi di fogna).»

Suprema raffinatezza: talora sulle donne volteggianti venivano proiettate variopinte lastre di lanterne magiche per dar l'illusione di un volo di farfalle: balletti aerei in grado di interpretare le eleganti e aggraziate circonvoluzioni tipiche dell'Art Nouveau.

 

Alle donne che non si dedicavano al ballo spettava una sorte meno invidiabile: perdevano o raddoppiavano la testa (mediante sapienti giochi di specchi) e Cotin enumera:

«Fausto Rossi, come il padre, presentava la Donna a 2 teste mentre Mario Bignami, detto "Codogno", era l'intellettuale della categoria e presentava la Donna Perforata nonché la Donna senza Testa. Si è già accennato alla Donna Ragno presentata dalla signora Rostagn che per non perder tempo di solito sedeva sul "Giulio" (una comoda...!)».

 

 

                                  

 

                    

 

 

«Silvio Matera alias il Mago del Tirreno sfoggiava la Taggia, ovvero l'artista più eclettica capace di proporsi sia come Donna Proiettile sia come Donna Vampiro e infine in qualità di ingoiatrice di rane e vipere che dapprima ingurgitava con catinate d'acqua eppoi risputava sulla testa del pubblico a una distanza di 3 o 4 metri.»

 

«Claudi Michele e la sua numerosa famiglia si esibivano tutti nella Donna Gallina. Poco importava che fossero maschi o femmine, bastava che si scambiassero la parrucca fra di loro e l'illusione risultava perfetta.»

 

 

                                  

 

 

Bruno Pogliaghi e suo figlio Gallinella esibivano il cosiddetto Uomo Elettrico, certo Gay Luis, graziato a Sing-Sing ma anche lo Yeti che in una grande gabbia d'acciaio mangiava le galline crude.»

 

«Con il famoso Philip Kais, una specie di essere scampato ai forni crematori, il pubblico era invitato a gettare carta ed altro materiale infiammabile che subito s'inceneriva nella cassa rovente in cui l'uomo apparentemente era rinchiuso. Ha fatto il giro di mezza Europa presentato da Mister Cotin.

Il quale Mister Cotin era sposato alla signora Loy che impersonava la Crocifissione di Milenka Sacovitch, una russa che fece sbalordire il mondo al punto da essere scritturata per esibirsi nelle processioni in Brasile. Il trucco c'era, ma non si vedeva: una sorta di chiodo pieghevole invece di penetrare nelle carni si snodava attorno ai polsi. Biamino Luigia Cottino Loy era acrobata del temibile muro della morte, oppure indossava il camice immacolato da infermiera o si trasformava in Donna Serpente.»

 

 

 

 

«Non mancava lo specialista di fenomeni ricavati dalla cartapesta: Galvan Luigi li presentava con grande faccia tosta come se fossero vivi e vegeti. Non c'è da stupirsi: egli proveniva da Voghera, patria della scuola del gioco delle tre carte. A buon intenditore poche parole...

 

«Imbonitrici erano le sorelle Giovannina ed Ines Tomaselli Paolella che esibivano gli sposi più piccoli del mondo o, come dicevano "Nani giganti", ovvero "Pigmei del Congo Belga".»

«Adolfo Pietro detto Mangiamilioni presentava la casetta lillipuziana di soli 50 centimetri, in cui era capace di arrotolarsi uno spilungone che però veniva reclamizzato come l'uomo più piccolo del mondo.

 

 

                   

 

 

Bernardo Berna aveva un'Arca di Noé e un appetito formidabile: ingoiava lamette e finte spade e se non la mangiava, usava la sega per tagliare le donne a pezzi. Piangeva a comando, anche 50 volte al giorno. Una vera fontana inestinguibile!

 

Né si può dimenticare Demetrio Agus, allievo dell'imbonitore papà Toti, che asseriva di presentare la Vergine della Giungla. Quando tali pseudo-vergini erano ricoverate nella casa di maternità, venivano sostituite da giovani bellissimi ballerini che si sfogavano nella cosiddetta Danza del Chisk Kebab.»

 

 

 

 

«Nel Veneto ebbe particolare successo la Donna Gorilla presentata dal triestino Gianfranco Grandi. Questi però venne ammonito a più riprese perché, nella foga dello spettacolo, gli attori si slanciavano dalle scale verso il pubblico, provocando così un fuggi fuggi generale.»

 

Cotin chiude la lista con due grandi personalità degli Anni 20:

«Amedea Diana, madre di tutti i Diana, e Guido Secchi, padre del povero Alfredino, quel Guido che a furia di imbonire sacrificò le proprie corde vocali per sfamare i numerosi figli.»