SALA DEI RICORDI DEI VIAGGIATORI DELLA LUNA
di Maria Luisa MONCASSOLI TIBONE
( da “ ALMANACCO PIEMONTESE 2005 “ – ed. VIGLONGO )
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Vigone. Via del Teatro, centralissima, è un budello dove s'affaccia la porta chiusa del Teatro Selve, un piccolo teatro “ Carignano “ del 1855 dalle file di palchi affacciate su una sala a bomboniera di una settantina di posti. Il prezioso teatrino, testimone di un mecenatismo d'antan, avrà il suo restauro e rifiorirà anche nelle preziose strutture lignee che ne costituiscono la macchina scenica.
Proprio di fronte è un basso fabbricato reso elegante da due cancelli aperti e da vasi con piante verdi. E' la "Sala dei ricordi dei viaggiatori della luna" dedicata a Donald Piccaluga e Marcellino Bettoschi, due giovani scomparsi in modo tragico.
La porta si apre lentamente. La meraviglia è lì, pronta ad accogliere i visitatori, offerta con garbo e civilissime parole dal cavalier Carlo Piccaluga, uno "spettacolista viaggiante" che tutta l'esistenza ha dedicato alla vita circense e che ora ne perpetua i materiali e la memoria con singolari capacità comunicative. Un vero monumento allo spettacolo viaggiante appare nella vasta sala sulla quale s'affacciano, dominanti, gli organi da giostra orchestrali dalle suggestive presenze animate da statue e automi, gli autopiani, i cavalli da giostra e, via via, una serie di materiali di loisir, più piccoli ma sempre affascinanti. Sono il mondo superstite dei lunapark viaggianti collezionati con amore e con infinita paziente sapienza restaurati.
Carlo Piccaluga viene da una delle più antiche famiglie attive nell' arte delle attrazioni da piazza con tutto il loro armamentario di materiali itineranti nei quali spiccano quelli per la riproduzione musicale. Dopo aver dedicato la vita allo spettacolo viaggiante, ora ne colleziona con sapienza ed infinito amore i preziosi materiali e li organizza con eccezionale dispendio di tempo e di denaro per perpetuarne la memoria. La sua "Sala dei ricordi" appare così un singolarissimo museo, dedicato al ricordo cocente di un figlio scomparso in giovane età.
Per i reperti conservati, acquisiti e ricercati con continua passione Piccaluga ha infiniti racconti. Qui è il trionfo della manualità di un artigiano miniaturista - Armando Daccò - che ha creato piccoli modelli in legno per un circo completo, con tutti i vagoni per il trasporto e l'arena con gli spettatori in cui agisce uno spettacolo di leoni. Fuori attendono gli altri animali da circo: elefanti, cavalli... C'è la toeletta, il vagone ristorante, la cabina elettrica... tanti carri rimorchio con i materiali ancora da montare. Mentre nell' arena lo spettacolo sembra cominciare, ci si avvede che manca ancora il chapiteau, il classico tendone da circo che impedirebbe a chi guarda questo prodigio di pazienza compositiva di goderne i tanti particolari gustosi.
Sulle pareti di questo straordinario museo trionfano i documenti fotografici più disparati: foto di personaggi, ricordi di particolari eventi. Delegazioni di circensi in viaggio, in atto di ricevere onorificenze, di incontrare personaggi di spicco nella politica e nella società.... C'è un singolare approccio al Vaticano, tutto da raccontare... Ecco l'epopea delle sorelle Zanetti. Tre ragazze bellissime. Una di loro, che mostra una eccezionale rassomiglianza con la Lollobrigida, è ora la compagna di Piccaluga. Fino ai primi giorni del 2002 viveva con loro la madre di lei, Itala Gottano, una grande artista, eccezionale ginnasta, morta a 99 anni e sei mesi. Era la moglie di Ursus Zanetti, noto impresario circense. Se ne è andata, dopo aver guardato fino a poche ore prima in televisione il festival del circo di Montecarlo. Nelle stupefacenti fotografie che la ritraggono in spettacolo, esegue con i tre robusti fratelli esercizi di forza muscolare con grande bravura. La mostrano capace di sostenere con una coreografia di grande impatto fino a 280 chili in posizioni diverse in cui gli equilibri attentamente calcolati erano progettati con disegni schematici che, conservati, ancora risultano stupefacenti. In nessuno di essi c'è l’ “ungia", il filo di sicurezza. Una foto la ritrae con i fratelli in abiti di antichi romani, costumi belli, tutti con bordi in paillettes, dice, commentandoli, la figlia Olga. In una bacheca è conservato l'abito dall' artista indossato nella foto.
Ma ciò che trionfa, nella sala museo vigonese, è proprio la musica meccanica, un fenomeno che nell'Ottocento si manifestò imponente nelle piazze, a corredo della presenza delle giostre. Era generata dagli "orchestrion" strumenti evoluti, nati dai più modesti "organetti di Barberia", le pianole o pianoforti meccanici. Era stato infatti un certo Barberi o Barbieri a costruire i primi strumenti in grado di eseguire la musica programmata. Armadi, stipi, credenze contennero le pianole; i pianoforti tradizionali si arricchirono di meccanismi. I più grandi orchestrion, organi orchestrali, contennero i timbri degli strumenti più diversi: flauti, clarinetti, violini e mandolini, gong, gran casse, timpani, piatti, xilofoni e naturalmente il pianoforte. Un rullo chiodato, sostituito in un secondo tempo da cartoni perforati, comandava le diverse funzioni. Il suono era modulato da un sistema attuatore pneumatico a depressione. Una serie di automi corredavano questi organi da fiera di cui nel singolare museo di Vigone trionfa un esemplare unico, altamente spettacolare.
Prodotto alla fine dell'Ottocento a Valdkirk è lungo quasi sei metri, alto più di tre e profondo un metro e sessanta. Dotato di 9 statuine di cui 7 semoventi e sincronizzate con i brani musicali da riprodurre, è un vero "monumento itinerante del viaggiatore" adatto a sostare nelle piazze delle fiere e dei lunapark. Il suo collezionista lo presenta di quando in quando in spazi particolari per manifestazioni nelle quali diviene l'attrazione più singolare. In questo spazio di cimeli che rievocano la vita dello spettacolo viaggiante, la musica meccanica ha la sua presenza ricca e variegata. Ai diversi organi da giostra databili da fine Ottocento ai primi decenni del Novecento che con le loro mostre spettacolari rendono altamente emozionante, piena di meraviglia, la visita alla Sala dei Ricordi, s'aggiungono, nella collezione, i diversi materiali da esporre: pianoforti meccanici, pianole e organetti di Barberia. Fra i più originali l'organetto di Barberia cecoslovacco fabbricato da Zêmsêk a Kôsetice ripartisce la sua mostra in due parti. A sinistra cinque coppie di ballerini; a destra un automa in legno che, a tempo di musica, batte il piede, muove gli occhi, alza le braccia e apre la bocca per ingoiare le monete. E' l'espressione della dignità dello spettacolista che non tende la mano o il cappello per riscuotere l'obolo ma ha ideato un sistema automatico per ottenerlo, senza pietismi, da chi ha apprezzato quanto sulla piazza è stato presentato. Meno spettacolari ma raffinati anche nei semplici decori della cassa armonica, sono i pianini a cilindro e gli autopiani a cilindro: è una lunga storia di scatole sonore che si svolge a ricordare la varietà e la fantasia dello spettacolo da piazza in cui la riproduzione della musica era affidata agli organi e agli organetti mentre piani automatici e pianole animarono a lungo gli spazi dei caffé chantants, delle birrerie, dei ristoranti.
Tutto questo, accanto a bellissimi frammenti di giostre famose, racconta la Sala dei Ricordi di Vigone. Mentre ci volgiamo a scoprire altre curiosità, come le scarpe di un famoso gigante del circo, racchiuse in una bacheca, giunge un piccolo gruppo di persone. Portano un dono, un reperto prezioso. E' la Lambretta di una giostra, accuratamente restaurata, del 1951. Un dono di un padre in memoria del giovane figlio scomparso, Kenny Claudi. A lui dedicato, questo frammento di gioia ricorda e sottolinea il carattere di raccolta di memorie che la collezione Piccaluga rappresenta. Mentre si improvvisa una piccola commovente cerimonia, dal grande organo prorompono le note verdiane di "Va pensiero". Con la sonorità piena di un'orchestra variegata si conclude la nostra visita a questo straordinario museo.
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