IL SOLDÀT DI NAPOLEON
di Pier Paolo PASOLINI
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Qui di seguito, il testo del Soldato di Napoleone, la poesia di Pasolini cui Endrigo diede la sua voce e la sua musica.
La poesia di Pier Paolo Pasolini è compresa nel ciclo I Colussi all'interno della sezione Romancero nella raccolta La meglio gioventù; si trattava di poesie che celebravano la dinastia dei Colussi, la famiglia della madre di Pasolini, e i protagonisti della canzone sono la trisavola del poeta, ebrea polacca, e l'antenato friulano che la sposò e la condusse con sé in Friuli.
Per il testo, Endrigo si basò sulla versione in italiano che Pasolini stesso aveva approntato in calce all'originale friulano. Endrigo ha registrato anche un disco di canzoni in lingua friulana nel quale è inserito anche Il soldàt di Napoleon.
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IL SOLDÀT DI NAPOLEON
«Adio,
adio, Ciasarsa, i vai via pal mond,
IL SOLDATO DI NAPOLEONE
«Addio, addio, Casarsa, vado via per il mondo, il padre e la madre li lascio, vado via con Napoleone. Addio, vecchio paese, e compagni giovincelli, Napoleone chiama la meglio gioventù.» Quando si alza il sole, al primo chiaro del giorno, Vincenzo col suo cavallo, di nascosto se n’è partito. A cavallo correva, lungo il Tagliamento, per i magredi di Codroipo, per le boschine di Camino, e quando suona mezzodì, sotto il solleone, Vincenzo si presenta a Napoleone. Come furono passati sette mesi, sono in mezzo al ghiaccio a conquistare la Russia, perduti e abbandonati; come furono passati sette giorni, sono in mezzo al gelo della grande Polonia, feriti e prigioneri. Spaventato il cavallo fuggiva per la neve, e sopra Vincenzo che delirava: la neve la bagnava con una riga di sangue, gli occhi se li nascondeva con la sua rossa mano. «Fermati, cavallo, fermati ti prego, che è ora che ti dia un mannello di fieno.» Il cavallo si ferma e guarda il suo padrone, che ormai muore di freddo, col suo occhio quieto e buono. «Sta fermo, vecchio, sta fermo, che voglio bruschinarti, benché muoia di freddo e sia disperato.» Con la sua baionetta gli squarcia il ventre, e dentro vi ripara la vita che gli avanza. Susanna con suo padre passa di lì sul carro, e vede il giovinetto nei visceri del cavallo. «Ah, padre, salviamolo, questo povero soldato che muore nella Polonia da tutti abbandonato.» «Chi siete, bel soldato, venuto così da lontano?» «Sono Colussi Vincenzo, un giovinetto italiano: e voglio portarti via, appena mi sono guarito, perché nel petto con gli occhi mi hai ferito.» «No, no, che non vengo via, perché mi sposo questa Pasqua. No, no, che non vengo via, perché questa Pasqua sarò morta.» La Domenica degli ulivi tutti e due piangevano, e l’uno e l’altra piangere si vedevano di lontano. Il Lunedì santo si vedono di nascosto nell’orto, e si danno un bacio come due colombi. Il Giovedì santo, che nascono rose e fiori, scappano dalla Polonia per saziare l’amore. La Domenica di Pasqua, che tutto il mondo canta, arrivano innamorati nella terra di Francia.
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