SPAZZACAMINI AL CIRCO

 

di Carolina INVERNIZIO – Adriano MINARDI illustr.

 

( da " Spazzacamino " – SALANI Editore )

 

 

 

 

 

 

 

[ ..... ]

 

Intanto si avvicinava il carnevale, che in quell'anno era assai breve, e nella vastissima piazza Vittorio Emanuele I si erigeva ogni sorta di baracconi e giostre, con gran divertimento dei fanciulli, che salavano la scuola per correre ad ammirare i pagliacci, i saltimbanchi, i prestigiatori che onoravano la fiera carnevalesca colla loro presenza.

Il giovedì grasso, Rampichino e Pallottola chiesero il permesso a mamma Cabel e a padron Pietro di condurre Grillina con essi in Piazza Vittorio.

E si recarono a prenderla dalla contessa. Grillina non aveva voluto smettere il suo costume di montanara; per cui la contessa gliene aveva fatto cucire uno; novissimo, dai colori smaglianti, che rendevano la cara fanciulla veramente adorabile.

 

 

 

 

 

Rampichino e Pallottola vestivano gli abiti da festa, ma di quel colore marrone per cui si distingue il montanaro spazzacamino; avevano bensì i visi puliti e non portavano gli arnesi del mestiere.

Tuttavia, allorchè si trovarono sulla piazza con la sorellina, furono creduti tre signorini mascherati, e i ragazzi cominciarono a motteggiarli, a gettar loro addosso delle manciate di coriandoli, di ritagli di carta, delle stelle filanti, e riempivano le loro orecchie di grida assordanti.

Rampichino avrebbe voluto rispondere con calci e pugni, ma Pallottola gli raccomandò la prudenza per non spaventare Grillina.

Per fortuna dinanzi ad una baracca di saltimbanchi incontrarono padron Pietro, che era stato pregato da mamma Cabel di sorvegliare i ragazzi.

Essi si strinsero subito a lui avvertendolo di quanto succedeva, e bastò che padron Pietro desse un' occhiataccia ai ragazzi assalitori, roteando il suo grosso bastone, perchè quelli si sbandassero subito, andando a molestare altri, non senza però aver gridato:

- È l'orco, è l'orco! È Barbablù.

- No, è Barbacastagna! - dissero taluni, alludendo al colore della zimarra dello spazzacamino.

 

 

 

 

 

Questi non mostrò di aver capito, e prendendo nella sua rozza mano quella graziosa di Grillina, disse:

- Vedi: i ragazzi non stanno bene, soli, in mezzo a tanta confusione; ci sono sempre dei pericoli; ma giacchè adesso siete con me, vi condurrò a vedere i saltimbanchi: siete contenti?

- Sì, sì!

Davanti alla baracca, sopra un palco alto un metro da terra, vi, erano alcuni suonatori in uniforme, tutta la compagnia dei saltimbanchi, fra cui un piccolo pagliaccio, dal viso infarinato, il quale, mentre arringava la folla per farla ridere dicendo ogni sorta di strampalerie, riceveva dal suo principale schiaffi e scapaccioni.

E non erano dati per burletta, no, ma lasciavano un tremendo frizzio dove cadevano!

Il povero ragazzo rideva e tremava nel suo vestito largo, e la gente si sganasciava alle sue smorfie, che spesso erano suscitate dal tremendo dolore.

- Povero ragazzo! - disse Grillina, la quale, se non comprese le sofferenze del poveretto, fu tuttavia sdegnata per un sonoro ceffone datogli dal padrone.

Il pagliaccio la udì e volse su lei gli occhi umidi di lacrime: forse era la prima parola di compassione che udiva!

Intanto il principale, un omaccione che pareva un gigante ed aveva sul volto impressa l'espressione della più fredda e feroce cattiveria, gridava, prendendo per un orecchio il martire:

- Pagliaccio mio bello, non dire più asinerie, ma spiega a questo colto pubblico gli esercizi straordinari, strabilianti, che noi facciamo e che non hanno alcuna somiglianza con quelli di altri saltimbanchi, che si credono più artisti di noi, e che sono semplici ciarlatani.

- Signori e signore, - cominciò allora il piccolo pagliaccio, con la voce resa rauca dal freddo patito - venite, e vedrete ciò che non avete veduto mai: abbiamo l'uomo salamandra, che passa attraverso il fuoco senza bruciarsi; abbiamo madamigella Mimì, che fa esercizi strabilianti sul filo di ferro galoppante e sul cavallo teso.

-Ah!ah!ah!

- Abbiamo....

- Gli asini come te, - interruppe il principale, sferrando un calcio che, se l'avesse colpito, sarebbe forse stato l'ultimo per il piccolo pagliaccio.

Ma questi fu lesto a schivarlo, e fuggì nella baracca.

La gente rideva. Il colosso prosegui:

- Sì, o signori e signore, vedrete ciò che non avete mai visto, e tutto per la vile moneta di cinque soldi. Avanti, avanti, signori e signore, lo spettacolo incomincia subito. Vedrete cose strabilianti, acrobati portentosi, esercizi di nuovo genere.

Musica, forza!

Il tamburo rullò, i piatti. strepitarono.

 

 

                                                 

 

 

Padron Pietro entrò coi due ragazzi e la bimba nella baracca, che era già in parte piena, mentre al di fuori i timpani, le trombe e la gran cassa, uniti al tamburo e ai piatti, facevano un frastuono del diavolo.

Il piccolo pagliaccio, che girava nella pista con le mani nelle tasche degli ampi calzoni gialli facendo delle piroette, vide subito Grillina e le rivolse un lungo sguardo ed un sorriso, che in quel volto infarinato, dalle labbra dipinte, parve un'orribile smorfia.

Poi disparve dietro una tenda.

Padron Pietro e i ragazzi avevano trovato da sedere sopra una panca in prima fila.

Mentre attendevano che lo spettacolo incominciasse, il buon uomo chiese a Rampichino e a Pallottola:

- Vi piacerebbe quel mestiere?

- No davvero, - risposero entrambi - specialmente con un padrone così cattivo.

- Chissà come soffre quel piccolo pagliaccio ! . - osservò Grillina. - Che sia suo figlio?

- Non posso crederlo; sarà piuttosto un ragazzo rapito ai genitori.

- Poverino!

 

 

 

 

 

Lo spettacolo cominciava.

Dopo alcuni esercizi poco dilettevoli, si vide comparire madamigella Mimi, una ragazzina allampanata, che nella maglia carnicina, scollacciata, tremava dal freddo. Sul povero petto le si contava le ossa. Non aveva di bello che una folta capigliatura nera ricciuta, due grandi occhi fosforescenti; sul volto, volgare, si notava la stessa espressione cattiva del colosso, di cui doveva esser figliuola.

Infatti, egli l'assisteva nei suoi esercizi sul filo di ferro, pronto ad accoglierla nelle sue braccia se fosse caduta, e sferzava il cavallo su cui essa montava con eleganza.

Il pagliaccio doveva scimmiottare il principale per far ridere, preparare i cerchi di carta, allontanandoli con un gesto buffo quando il cavallo gli passava vicino e attraversandoli egli stesso con una capriola, che invitava la folla alle risa e ai battimani.

A un dato momento, uno degli spettatori gettò un mazzetto di fiori a Mimì, mentre ella passava sul suo cavallo.

La fanciulla non giunse ad afferrarlo, ma lo prese a volo il pagliaccio, e invece di offrirlo alla cavallerizza, lo gettò a sua volta a Grillina.

Il colosso vide, e fu colto da un impeto di furore, tanto più che sua figlia aveva gridato:

- A me, pagliaccio! ....

 

- Boiaccio del demonio! - tonò il saltimbanco, e quando il fanciullo gli fu a tiro, gli sferrò un pugno, che lo colpì proprio in mezzo al petto.

Un grido di orrore si sollevò dalla folla, perchè il pagliaccio cadde di piombo al suolo, gettando sangue dalla bocca.

- Canaglia da forca! È cosi che si trattano i ragazzi? - gridò padron Pietro slanciandosi sulla pista e lasciando andare col suo bastone una botta formidabile sulle spalle del saltimbanco.

Il suo esempio fu seguito da altri.

Successe una terribile confusione, una zuffa, un parapiglia, e si udì grida di spavento di donne e di bambini che volevano fuggire dal baraccone.

Padron Pietro, calmato il suo sdegno, non pensò che al piccolo pagliaccio. Rampichino e Pallottola, aiutati da altri pietosi, seguiti da Grillina piangente, avevano già portato in disparte la vittima, cercando di recargli soccorso.

Ma il poveretto non dava segno di vita.

- Bisognerebbe trasportarlo all' ospedale, - proposero alcuni.

- Lo porto io, - disse padron Pietro sollevandolo fra le sue braccia. - Largo, signori, per piacere, largo!

 

 

 

 

 

Giunse in quel punto una guardia, ed altre accorsero ancora coi carabinieri per sedare il tumulto ed arrestare l'infame saltimbanco.

La guardia approvò l'operato dello spazzacamino, fece chiamare una vettura pubblica, e vi salì col fanciullo, padron Pietro, Grillina e Rampichino.

Pallottola montò a cassetta col cocchiere, perchè anch'egli desiderava di conoscere la sorte del misero fanciullo.

Durante il tragitto, lo spazzacamino riferì fedelmente alla guardia ciò che era accaduto, acciocchè quegli stendesse il suo verbale.

Giunti all'ospedale, il povero pagliaccio fu ripulito dal belletto che gli copriva la faccia; gli tolsero il costume macchiato di sangue, poi i medici lo visitarono attentamente e crollarono il capo.

il corpo era pieno di lividure ; quel poverino aveva dei segni di botte recenti, e pareva uno scheletro.

- Se anche si riavrà, ne avrà per poco, povero fanciullo! - esclamò uno dei dottori con accento pietoso.

A padron Pietro, come ai ragazzi, scorrevano grosse lacrime sulle guance.

- Quel birbante che è il suo padrone, meriterebbe di esser messo in galera! - brontolò lo spazzacamino.

- Non temete, faranno giustizia: avrà il castigo che si merita.

 

 

 

 

 

Il pagliaccio fu messo in un lettino bianco, ed una suora di carità si prese subito cura di lui.

Fu permesso che la guardia e coloro che avevano accompagnato il fanciullo si trattenessero colà finchè il fanciullo non fosse rinvenuto.

Ora che il pagliaccio era stato lavato e ripulito, si vedeva i suoi lineamenti e faceva proprio pietà, tanto le sue guance erano livide.

Grillina pensando che per cagion sua il poverino si trovava in quello stato, piangeva e pregava la Madonna di salvarlo.

Ad un tratto il pagliaccio spalancò gli occhioni celesti, e quegli occhi si fissarono come attratti su Grillina.

È lei, è proprio lei, la cara bambina che l'ha compianto, che ha mostrato pietà della sua persona!

I suoi occhi s'illuminano; il povero pagliaccio sorride … poi mormora:

- Mamma … Sorella … non vi vedrò più . L'uomo cattivo mi ha rapito e vuol vedermi morire. Oh! Dio mio, eccolo ! Ora mi bastonerà!

Grillina pose la mano sulla fronte del pagliaccio.

- Non temere, - disse con la sua voce soave, armoniosa - colui non verrà. Siamo qui noi per difenderti.

- E quando sarai guarito, ti manderemo dalla mamma e dalla sorella.

La guardia, i medici, padron Pietro, la suora piangono, inteneriti.

Ma non piange il piccolo pagliaccio; egli, invece, sorride come trasfigurato, ed afferrando la mano di Grillina se la porta alle labbra.

È il suo ultimo sforzo: le sue manine ricadono abbandonate lungo il corpo, il capo rimane immobile sul guanciale, i grandi occhi si chiudono, ma il sorriso è ancora sulle sue labbra.

Il medico, chinatosi su lui, si rialzò.

- Ha finito di soffrire! - dice.

Povero pagliaccio!

Grillina scoppia in singhiozzi, mentre gli altri si scoprono reverenti dinanzi alla vittima del brutale saltimbanco. [ ….. ]

 

 

 

 

 

Una settimana dopo, gli spazzacamini seppero come veramente il piccolo pagliaccio fosse stato rapito due anni prima ad una vedova, che abitava in una villetta dell'Italia centrale.

Ciò che sofferse l'infelice vedova, la penna è impotente a descriverlo.

La povera madre spese in avvisi, in indagini inutili quasi tutti i suoi averi, ed ora, leggendo sui giornali la misera fine del piccolo pagliaccio, ebbe il presentimento che colui fosse suo figlio. Corse a Torino, e seppe che il cadavere, dopo aver subìta l'autopsia, era già stato sotterrato.

Però, nell' ospedale, si trovava piantonato dalle guardie l'inumano padrone, il quale, per le percosse ricevute dal pubblico, era quasi in fin di vita.

Egli confessò che il piccolo pagliaccio era il fanciullo rapito alla vedova, e disse che i suoi maltrattamenti dipendevano dal fatto che l'infelice fanciullo non poteva scordare la mamma e non voleva adattarsi a quella vita errabonda.

Se la vedova non finì di uccidere con le sue mani il miserabile, dopo quella confessione, è perchè fu tratta via da lui.

La vedova seppe ciò che avevano fatto padron Pietro ed i fanciulli per il piccolo pagliaccio; seppe altresì che la schiera degli spazzacamini aveva accompagnata la piccola salma coperta di fiori al cimitero, e che una buona contessa si era assunte tutte le spese per i funerali. Si parlava anche di una sottoscrizione per erigere un ricordo perpetuo alla vittima.