LO SPAZZACAMINO LE RAMONEUR
di Giancarlo LIBERT Associazione Nostre Origini
( sintesi della relazione al seminario “Mestieri e Migrazioni” Facoltà di Agraria – Torino – aprile 2009 )
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Lo spazzacamino è sicuramente uno dei più antichi mestieri, almeno sin dall'epoca in cui l'uomo dotando la propria casa di una stufa e di un camino per riscaldarsi cercò, per la sua pulizia, lo spazzacamino.
Lo spazzacamino è un mestiere che con il tempo si è trasformato nell'attuale, un artigiano specializzato nel controllo delle canne fumarie e degli impianti, che annualmente viene nelle nostre case a fare una verifica del funzionamento degli impianti di riscaldamento o, come di dice oggi effettua "il controllo dei fumi".
La tradizione ci ha però portato a conoscere lo spazzacamino in un altro modo, solitamente rappresentato da un bambino (el gogn) o un gruppo di bambini, che con l'aiuto di un padrone (el pudroc) percorreva le strade delle città per la pulizia dei camini.
Sono nate canzoni, successivamente delle associazioni per la tutela di quello che in passato era un "lavoro minorile" svolto da bambini che i genitori affidavano solitamente ad un parente, o ad uno del paese che li reclutava per la stagione, recandosi all'estero e portando con lui una squadra di bambini. Sono nate leggende e storie vere, come quella dei Mellerio in Francia; un piccolo spazzacamino intento a pulire un camino in un castello, sentì parlare di una congiura contro Maria Antonietta, regina di Francia. Il piccolo spazzacamino andò a riferirlo al suo "capo" e così la vita della Regina fu salva. Da quell'epoca i Mellerio dit Meller, hanno il privilegio, prima negato agli stranieri, di commerciare in oro e sono tra i più importanti gioiellieri di Parigi.
Lo spazzacamino era un mestiere praticato dai bambini delle valli alpine, in particolare - per la nostra zona - la valle dell'Orco e la Val Soana, la Valle Vigezzo e la Val de Rhemes in Val d'Aosta. A queste si aggiungevano all'epoca del Regno di Sardegna anche le zone d'oltralpe come la Savoia e la Tarantasia.
Sono nati in Piemonte, a ricordo di questo mestiere, i musei di Locana (grazie all'intraprendenza di Giovan Battista Sola) e in Val Vigezzo detta anche la valle dei Pittori. Proprio qui, a Santa Maria Maggiore, la patria dei Mellerio, annualmente e da oltre 15 paesi esteri, arrivano gli spazzacamini per il loro raduno annuale, a piedi o sulle tradizionali biciclette con i loro attrezzi tipici per la pulizia.
Riportiamo la testimonianza di Giovan Battista Sola, uno degli ultimi spazzacamini:
«A Locana, giungevano dalla Svizzera, dall'Austria e dalla Valle d'Aosta per affittare i bambini, venivano a prenderli d'autunno e li riportavano in primavera. Il protagonista assoluto era il bambino, el gogn, che era sfruttato per il lavoro, era lui che guadagnava i soldi e il pane per il padrone, con le sue piccole mani, doveva grattare le pareti nere del camino e salire su fin sul tetto. Era lui, con la forza che si ha a sei o sette anni, che garantiva un lavoro a regola d'arte.
Ai bambini, durante il viaggio di andata, era illustrato il comportamento da tenere, il gergo dei BURNA (gli spazzacamini) e come si doveva fare per salire nei camini. I camini all'epoca avevano tutti la cappa, nel camino si faceva la polenta, le minestre e tutto il mangiare "caldo" per cui il camino doveva essere sempre ben pulito, perché se cadeva un pezzo di caligine nelle pentole, rovinava tutto. I contadini tenevano i camini molto puliti e i bambini dovevano lavorare bene, e lavorare bene era difficile, perché usando la legna la caligine che si forma diventava dura e occorreva strapparla via. Entrando in paese ci raccomandavano di sporcarci la faccia con un po' di caligine che ci portavamo da casa. Questo perché se i bambini andavano in giro belli bianchi la gente diceva: “Questi sono puliti, non sanno fare il loro mestiere, nessuno li ha chiamati, perché dovremmo chiamarli noi?”. E così il padrone ci faceva sporcare un po' la faccia per essere alla moda col colore del mestiere. La cosa più difficile e importante era il modo con cui si doveva salire su per il camino. Bisognava spegnere il fuoco, portare via i tizzoni, staccare la catena e togliere la barra che la teneva agganciata. Poi il padrone reggeva sulle ginocchia il bambino e lo infilava su per il camino. Il bambino con la forza dei gomiti, coi ginocchi e con la schiena saliva sul camino, mentre saliva doveva pulire tre pareti, quella davanti e quelle di fianco. Poi doveva arrivare in cima, uscire con la testa fuori e gridare forte: spaciafumél! spaciafumél! spaciafumél! Il padrone di casa doveva sentire e uscire nel cortile per vedere che lo spazzacamino era arrivato fino in cima. Scendeva poi e puliva la quarta parete. Per salire sul camino si saliva a piedi nudi, senza scarpe e senza calze.»
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