IL TEATRINO DI EDO

 

di Chiara FATTORI

 

 

 

 

1. TRA I RAMI DI UN OLMO

 

Il teatrino di Edo c'era già, forse appollaiato da qualche parte tra i rami di un olmo, protetto dalla nebbia di una pianura calma, e aspettava soltanto che qualcuno se ne accorgesse.

 

Si è presentato in un pomeriggio d'inverno. Quando ne ho parlato con Cristiano(1) e con Tito(2), loro lo hanno trovato del tutto naturale. Appena ne ho parlato con la Pina(3), lei ha detto: «lo ci sarò e farò la burattinaia. Ho delle amiche e degli amici che ci staranno anche loro, di sicuro.»

 

Non c'era ancora una storia, né una baracca, e neppure i burattini e la musica.

 

Quattro mesi dopo però c'era ormai quasi tutto: la struttura della baracca in legno di abete, un magnifico piscialetto(4) gigante, tutto fatto a mano, c'erano le prime cinque teste di legno, scolpite nel cirmolo, e più di trenta persone dagli 8(5) agli 80(6) anni, che lo hanno nutrito di risate e batticuori, cullandolo con la musica di strane ninne nanne(7).

 

 

 

 

 

Abbiamo lavorato in grande tranquillità, ben consapevoli che questa non è una storia di professionisti del teatro d'animazione, ma un viaggio tra cuore e cultura intrapreso da burattinai e burattinaie alla loro prima esperienza, accompagnati da scultori del legno che si sono messi in gioco in un'attività per loro del tutto nuova, da componenti di associazioni locali che alla pittura, alla fotografia dedicano parte del loro tempo libero, da persone - loro sì specializzate nella sartoria, nella composizione musicale, nella falegnameria, nel disegno - che hanno regalato al progetto competenza, tempo e passione, rafforzando così la fiducia di tutto il gruppo nella possibilità di farcela.

Abbiamo avuto il sostegno del gruppo Auser di Cavezzo(8) e degli Assessorati per la Cultura e per le Attività Sociali del Comune.

 

Siamo stati accompagnati con discrezione dall'affetto e dalla commozione di Francesca(9) e di Gabriella(10); con loro abbiamo condiviso il ricordo di Edoardo Apici, amico di tanti cavezzesi, sognatore tenace del ritorno dei burattini, cui è dedicato il teatrino di "Edo".

 

 

                              

 

 

2. ALCUNI CRITERI

 

Dando inizio al progetto, quindi sperimentandolo nella concretezza delle prove e dei laboratori  artigianali, abbiamo scelto alcuni criteri, cui tener fede per tutto il corso dell'attività:

 

- lavorare in piccoli gruppi formati da persone che già abbiano vissuto tra di loro esperienze positive di relazione, o che scoprano di stare bene insieme;

 

- rispettare e accettare la scelta di coloro che preferiscono dare il proprio apporto lavorando individualmente;

 

- agevolare la comunicazione e lo scambio tra lavoro manuale e lavoro ideativo;

 

- incoraggiare e valorizzare gli apporti creativi, le propensioni e le abilità di ogni singola persona;

 

- documentarsi il più possibile in modo diretto, presso centri e persone di provata professionalità ed esperienza;

 

- adottare modalità di lavoro che incoraggino una regia di gruppo;

 

- cercare di dare il meglio di sé, senza peraltro dimenticare che quasi nessuno di noi ha mai fatto teatro d'animazione, e che non è possibile raggiungere i livelli dei professionisti (se non, magari, dopo anni di studio ed esperienza);

 

- scegliere materiali vivi: per esempio il legno, le fibre naturali, la canapa dei vecchi coprimaterassi, etc.;

 

- fare tutto lo spettacolo dal vivo, canti e musiche comprese, accettando la paura, i rischi, la possibilità delle incertezze e degli errori;

 

- documentare il progetto con scritti e immagini;

 

- dire nome e cognome delle persone che vi partecipano, specificandone ogni contributo al progetto.

 

 

 

 

 

3. IL LABORATORIO DEL TEATRINO

 

Nel periodo da gennaio a giugno 2009 il gruppo del teatrino di Edo ha creato e costruito:

 

 - la baracca, cm. 300 x 200 x 280h, comprendente tre coppie di quinte, con struttura in legno di abete, costruita da Carlo Lugli;

 

 - la teleria della baracca, in lino e canapa, nei colori naturali delle fibre, tagliata e cucita da Egidio Lugli;

 

 - un panchetto in legno cm. 60 x 70 X 25h, costruito da Carlo Lugli;

 

 - il frontone in compensato, tagliato da Carlo Lugli, disegnato e dipinto a spruzzo e a pennelli con acrilici da Lucia Tassi;

 

 - un sipario in viscosa, di colore rosso, tagliato e cucito da Egidio Lugli;

 

 

                                       

 

 

per il primo spettacolo del teatrino:

 

   * otto teste di legno (e sei paia di manine) dipinte a pennelli con acrilici: Edo, la razdora Caterina, la signora Ricciotta, il signor Corteccia, Belzebù, Sandrone, Polonia, Sgorghiguelo; per tutte le teste è stato usato il legno di cirmolo, eccetto la testa di Corteccia, che è di legno duro, probabilmente orniello;

il legno di cirmolo è stato donato da Paolo Sala, titolare dell'azienda "Modelleria M.B.S." con sede a Medolla;

le teste di Sandrone, Polonia, Ricciotta sono state scolpite e dipinte da Franco Gavioli, le altre cinque teste sono state scolpite e dipinte da Cristiano Panzetti; nell'urgenza della prima rappresentazione le manine sono in resina, in attesa che durante l'estate 2009 Cristiano trovi il tempo per scolpire manine in legno di cirmolo, con cui sostituire quelle provvisorie;

 

   * sei buratti in vecchia tela di canapa da coprimaterasso, e sei vestiti per i burattini a guanto: Edo (maglioncino di lana fatto ai ferri, sacca in tela jeans),

Caterina (vestito in viscosa, grembiule in cotone, scialletto in cotone lavorato all'uncinetto), Belzebù (vestito e mantello in raso di seta),

Sandrone (sacca e giacca in gabardine di cotone con profili di raso, camicia di popeline, gilet di rasatello di lana, cuffia macchinata in lana),

Polonia (vestito in cotone, grembiule in cotone Fiandra, scialle di lana),

Sgorghiguelo (sacca e giacca in rasatello di lana profilato con raso, cuffia macchinata in lana); i buratti sono stati cuciti da Anna Gavioli, che ha ricavato la tela da un vecchio coprimaterasso di famiglia;

i modelli e il taglio delle stoffe sono stati realizzati da Fiorella Benatti, che ha coordinato la sartoria del teatrino;

il cucito è di Maura Mari;

il lavoro ai ferri è di Milva Gualdi con il contributo di Marinella Bindella; il lavoro con la macchina da maglieria è di Franca Bortolotti;

 

 

                    

 

 

    * per il signor Corteccia (a bastone), una struttura in rete metallica a maglia esagonale, rivestita con strisce di fogli di carta da giornale, incollate con colla fatta in casa con acqua e farina, dipinta a pennelli con acrilici; la tunica è di juta; le foglie, il nido, l'uccello che lo decorano sono invece stati acquistati già pronti presso una fioreria;

la struttura è di Lauro Baracchi; la tunica è di Monica Pivetti; le applicazioni e il copricapo sono di Lauro e Monica;

 

   * per la signora Ricciotta (a bastone), copricapo in garza, fil di ferro, cartoncino e lana, vestito in tessuto rigido cangiante e straccetti di recupero; il copricapo è stato realizzato da Lauro Baracchi; il vestito da Fiorella Benatti;

 

 

                   

 

 

   * per il personaggio Belzebù, mantello in seta e pantaloni in jersey di cotone, su modelli disegnati e tagliati da Fiorella Benatti, cuciti da Maura Mari;

 

   * tre sagome a bastone (i Polli, la Pentolina, l'Albero di Sgorghiguelo), in compensato preparato da Carlo Lugli e Lauro Baracchi, disegnato e tagliato da Franco Gavioli, dipinto a pennelli con acrilici da Alessio Guaitoli e Damiano Pivetti;

 

 

                              

 

 

   * cinque oggetti di scena, con struttura in rete metallica a maglia esagonale, rivestita con strisce di fogli di carta da giornale, incollate con colla fatta in casa con acqua e farina, dipinti a pennelli con acrilici: lo Zampone, la Mela, la Pera, l'Uva, la Zucca;

la struttura è stata realizzata da Lauro Baracchi;

la pittura da Augusto Neri;

il sistema a corde per il movimento in baracca è di Lauro e di Gianfranco Turci;

 

   * due fondali, cm. 240 x 120, in lino Olona a trama fitta, dipinti a pennelli con acrilici;

la tela è un dono di Carlo Barbieri che, nato a Motta sulla Secchia, gestisce a Modena un prestigioso laboratorio di restauro;

per facilitare la pittura, i due teli sono stati fissati a fogli di compensato da Lauro Baracchi e Carlo Lugli;

gli orli sono stati cuciti da Egidio Lugli;

il fondale "In paese" è stato disegnato e dipinto da Augusto Neri;

il fondale "Negli orti" è stato disegnato e dipinto da Alessio Guaitoli e Damiano Pivetti;

il movimento a corde dei fondali è di Lauro Baracchi con l'aiuto di Gianfranco Turci.

 

 

 

 

 

Gli impianti voci e luci

 

Abbiamo acquistato un mixer con nove ingressi, due casse di amplificazione, cinque microfoni senza filo a cuffietta per i burattinai.

Ben presto abbiamo scoperto che la gestione di un impianto audio, oltre ad essere di per sé una faccenda non semplice, costringe a misurarsi con ogni genere di complicazione e problema tecnico, dalle pile che si scaricano alla velocità della luce, ai cavetti che fanno i capricci, alle frequenze che si accavallano.

Alberto Luppi, che gestisce a Mirandola l'audio service "Bebo Service", ci ha regalato una sua consulenza sull'impianto audio, suggerendoci il modo migliore di utilizzare alcune funzioni basilari del mixer e di porre rimedio a qualche problema.

 

 

 

 

 

Le due fisarmoniche e la chitarra sono amplificate con un impianto separato, messo a disposizione da Alberto Pivanti, fisarmonicista insieme con Alfredo Poluzzi.

 

Per l'illuminazione del boccascena abbiamo comprato uno spot.

Per illuminare l'area antistante la baracca, dove si svolgono due scene di danza, utilizziamo un vecchio faretto a luce diffusa, autoportante.

 

L'informazione

 

Per la prima rappresentazione di Erbe matte abbiamo:

- stampato mille volantini e settanta locandine, con diffusione a Cavezzo;

- stampato trenta locandine, con il riquadro della sede e della data in bianco, per lo spettacolo in tournèe (!!!);

- creato una news nel sito del Comune di Cavezzo.

 

 

 

 

 

4. IL PRIMO SPETTACOLO

 

È un spettacolo per bambini (in particolare di 6-10 anni di età) della durata di circa 40 minuti, intitolato Erbe matte, con:

 

- sei burattini a guanto e due burattini a bastone

- due personaggi danzanti

- tre sagome a bastone

- cinque oggetti di scena mossi a corda

- due fondali mossi a corda

- tre brani musicali eseguiti da una chitarra, due fisarmoniche, coro e voce solista

- otto persone in baracca, quattro/cinque persone nella sezione musicale, una persona al mixer.

 

 

                             

 

 

I personaggi e gli interpreti di Erbe matte

 

- Edo ha la voce calda e pacata e l'animazione attenta di Giuliano Calanca; Giuliano ha risolto in fretta la fase del mandare a memoria il testo, per potersi concentrare liberamente sulla propria gestualità e sul coordinamento con gli altri burattinai; ha poi voluto conoscere personalmente i familiari di Edo, per poter dare al proprio burattino alcuni dei caratteri più tipici di Edoardo Apici, cui il personaggio s'ispira; ha inoltre studiato in video e dal vivo alcuni spettacoli del teatro tradizionale di figura e della commedia dialettale, traendo spunti per arricchire la parte con gag comiche;

 

 

 

 

 

- la razdora Caterina ha la voce di Pina Bitorzoli e l'animazione di Imelda Ferrian; questa scelta è stata determinata anche dall'altezza di Pina che, nonostante avesse calzato sandali con zatteroni di 15 cm, di Caterina riusciva a mostrare giusto la testa e le spalle; allora abbiamo pensato di alzarla con un panchetto di legno, ma lei rischiava di cadere giù e i suoi compagni di scena erano costretti ad irrigidirsi in uno spazio microscopico; dal canto suo Imelda è ben contenta di non dover trascorrere altre notti a ripetere la sua parte, visto che l'emozione le ingarbuglia la memoria; alla fine la decisione è stata condivisa con sollievo sia dalla Pina che dall'lmelda che dal resto dei burattinai;

 

- la razdora Caterina danzante (il doppio in carne e ossa della burattina) è interpretata da Marzia Guerreschi, che esce dalla baracca alle prime note della "Mazurca della Caterina" e coinvolge nel ballo il pubblico dei bambini, per nulla intimidita dagli spettatori; infatti per anni ha preso parte a spettacoli comici portati nelle piazze estive da un gruppo locale dilettantistico di donne;

 

 

         

 

 

- Belzebù ha la voce e l'animazione di Cristiano Panzetti; il suo è un cameo, solo due battute, ma curate e perfezionate prova dopo prova, tanto che oggi non sappiamo più dove finisca Cristiano e cominci Belzebù; in realtà Cristiano ha molte funzioni in baracca: guida i cori e i rumori di scena, suona il flautino diritto quando Sgorghiguelo si perde negli orti, muove le sagome a bastone;

 

- Belzebù danzante (il doppio in carne e ossa del burattino) è interpretato da Gianni Neri durante l'esecuzione della "Polka del pisolino"; con scivolate ardite Gianni vola addosso agli spettatori della prima fila che, anziché spaventarsi, lo afferrano per il mantello e lo strattonano da tutte le parti;

 

 

     

 

 

- Sandrone ha la voce e l'animazione di Gianni Neri; Gianni modifica in continuazione la sua parte, privilegiando una versione dialettale al testo in italiano, ed aggiungendovi giochi linguistici; questo produce di norma due effetti: il divertimento del pubblico, l'irritazione dei suoi compagni di scena, cui non sempre arriva la battuta giusta per il prosieguo dei dialoghi; allora, durante le prove, i vivaci battibecchi in baracca diventano il vero spettacolo;

 

- la Polonia ha la voce e l'animazione di Marzia Guerreschi, che copre il problema del poco tempo dedicato allo studio della parte, con capacità d'improvvisazione e vivacità interpretativa; "unico guaio è quando la sua creatività entra in collisione con quella di Gianni; in questo caso volano i copioni e anche le ciabatte;

 

- Sgorghiguelo è interpretato da Stefano Federzoni; Stefano si è dedicato alla sua parte con serietà e costanza, ritagliandosi ogni momento libero dal lavoro e coinvolgendo la moglie in un programma serrato di studio e ripasso; i risultati non si sono fatti aspettare: Sgorghiguelo, che non dimentica una battuta, trema, salta, s'aggrappa ai teloni, e disinvolto passa dallo stupore alla paura, dalle ruffianate alla birbanteria, dallo sconforto agli scoppi di gioia;

 

 

 

 

 

- al signor Corteccia dà voce e movimento Giuliano Calanca, che lo sorregge con l'aiuto di un supporto telescopico; tutto il gruppo è concorde nel riconoscere che Giuliano è bravissimo sia nell'interpretazione vocale, sia nell'elaborazione del copione, via via arricchito con battute molto divertenti;

 

- la signora Ricciotta è mossa da Pina Bitorzoli ed ha la voce di Imelda Ferrian; qui il problema dell'altezza è neutralizzato dal fatto che Ricciotta è una burattina a bastone, il problema della memoria è risolto grazie a qualche sbirciatina al testo; nei mesi di preparazione Pina e Imelda si sono molto aiutate vicendevolmente, hanno provato davanti allo specchio, hanno ascoltato i pareri di tutti, arrivando così a gestire con crescente bravura la timidezza che le accompagnava all'inizio;

 

- gli oggetti di scena, cioè lo Zampone, la Mela, la Pera, l'Uva, la Zucca sono mossi da Lauro Baracchi; Lauro ha fissato una serie di chiodini su un listello laterale della baracca e sotto ad ognuno ha scritto il nome degli oggetti corrispondenti alla corda con cui li fa comparire e scomparire dalla scena; con due occhielli per corda può fermare a diverse altezze gli oggetti, secondo le necessità della storia; Lauro ha studiato attentamente la struttura e l'ambiente interno delle baracche incontrate durante le visite a San Bartolomeo in Bosco e a Crevalcore, con le loro scenografie ed attrezzerie, e ha preso appunti; perciò oggi la sua sicurezza nel trovare soluzioni dà tranquillità a tutta la compagnia del teatrino di Edo;

 

 

 

 

 

- Erbe matte ha una sua colonna sonora fatta di introduzioni, stacchetti e tre filastrocche in musica: La mazurca della Caterina, La polka del pisolino, Ricciotta rap;

e ha una sua orchestrina, che suona dal vivo: alle fisarmoniche Alfredo Poluzzi e Alberto Pivanti, alla chitarra Alberto Grillenzoni e, dal mese di giugno 2009, Olivia Malagoli e Pamela Pignatti, che si alternano come voci soliste;

le prime due canzoni sono suonate dall'orchestrina, cantate da tutte le persone presenti in baracca e ballate rispettivamente da Marzia e da Gianni;

sul rap finale Alberto G., che coordina la parte musicale dello spettacolo, ha lavorato a più riprese; infatti, per corroborare l'impatto energetico del brano, Alberto ha affiancato al coro, che canta il ritornello sul ritmo della chitarra, una parte melodica per voce solista femminile;

 

 

                   

 

 

- al mixer di Erbe matte c'è Chiara che, senza farsi condizionare più di tanto da qualche sorrisetto ironico dei maschi del gruppo, ha imparato a fare tutti i collegamenti degli impianti audio e luci, si è appropriata del tavolo di comando e smanetta sui cursori sognando un futuro da boss dell'audio service;

 

- accanto a Chiara c'è Ilaria, otto anni, figlia di Fiorella (la costumista); da un certo momento in avanti Ilaria ha voluto seguire tutte le prove, interagendo con i burattini nei dialoghi con il pubblico previsti dal testo; di più: si è portata a casa un copione, ha imparato a memoria le canzoni, e alle prove generali si è presentata, inaspettatamente, con un gruppo di giovanissimi supporter del teatrino di Edo, che hanno incoraggiato la compagnia con la loro benevolente partecipazione.

 

 

 

 

 

Il gruppo del teatrino di Edo si è preparato alla prima di Erbe matte con ventiquattro prove di gruppo, a cadenza settimanale, da gennaio a maggio, bisettimanale a giugno, alternando le prove di sola recitazione alle prove complete, cioè anche musicali.

Le prove si sono tenute quasi tutte nella sala culturale di Villa Giardino, dove dal 18 marzo abbiamo potuto utilizzare il teatrino.

Bisogna anche dire che nelle serate di prove complete la prima mezz'ora era in realtà dedicata a spettacoli estemporanei per chitarra e fisarmoniche in cui, anziché studiare la parte, si ballava del gran liscio.

 

Il testo di Erbe matte è stato scritto da Chiara Fattori. Le musiche sono state composte da Alberto Grillenzoni.

 

La regia è stata curata con l'apporto di tutti i componenti del gruppo.

 

Il montaggio della baracca, dell'impianto audio e di tutto quanto serve alla rappresentazione di Erbe matte richiede un'ora e mezzo circa di lavoro per quattro persone; Lauro Baracchi e Gianni Neri rappresentano i due punti di forza di questo gruppetto.

 

Il trasporto di tutti i materiali viene effettuato con un furgone cabinato di portata massima di 14 quintali.

 

 

5. LA RICERCA

 

In parallelo alla costruzione del teatrino di Edo (la baracca, i fondali, i burattini, gli oggetti di scena, il testo e la musica del primo spettacolo) si è sviluppata l'attività di ricerca: ricerche internet, conversazioni telefoniche con esperti, sopralluoghi di studio, visite guidate, lettura di documenti.

 

 

 

 

 

Internet

Siamo partiti da internet. In internet abbiamo subito trovato un progetto di costruzione di una baracca professionale, ricco di indicazioni tecniche e di suggerimenti pratici.

Abbiamo poi scoperto che in Emilia-Romagna e in territori limitrofi ci sono musei con sezioni dedicate ai burattini, se non addirittura interi musei dedicati ai burattini.

Alcuni di questi musei hanno un proprio sito nel web; è perciò possibile farsene una prima idea restando davanti al monitor del computer.

Ci sono poi collezioni di burattini, di fondali, di oggetti di scena catalogati con tanto di descrizione e spesso anche di fotografia a colori. Questa è stata una bella fortuna soprattutto nelle prime fasi del progetto, quando abbiamo cominciato a chiederci: «ma com'è fatto Sandrone, com'è vestita la Pulonia, quante facce ha Sgurghigul?»; in quel periodo avevamo un gran bisogno di un primo orientamento nel mondo dei burattini tipici delle nostre zone, per l'appunto Sandrone, la Pulonia (in italiano: Polonia o Apollonia) e il loro figlio Sgurghigul (in italiano: Sgorghiguelo). Perché un conto è averli visti da bambini o averne sentito parlare dai genitori, dai nonni, altro è essere capaci di descriverli nei loro caratteri fisici e psicologici essenziali. E avevamo poi bisogno di capire se mai saremmo stati capaci di costruirli e di vestirli, i burattini.

 

Le visite guidate

Il MAF, San Bartolomeo in Bosco (Ferrara)

Abbiamo fatto la nostra prima visita in gruppo in una giornata freddissima dell'inverno 2009; era la mattina di sabato 24 gennaio quando, dopo esserci persi un bel po' di volte nella campagna ferrarese, siamo arrivati - 12 persone con tre auto - a San Bartolomeo in Bosco, 6 chilometri a sud di Ferrara, sede del MAF.

La sigla MAF sta per Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese.

Il MAF è nato nei primi anni Ottanta del XX secolo, grazie alla collaborazione tra Guido Scaramagli (agricoltore e appassionato raccoglitore delle testimonianze della cultura e del lavoro contadino) e il Comune di Ferrara. È un complesso di edifici rurali, in cui sono stati allestiti circa 2.000 metri quadri di spazi espositivi, dove è possibile vedere 30.000 oggetti che documentano il lavoro e la vita nelle campagne dalla fine dell'Ottocento alla prima metà del Novecento.

 

 

 

 

 

Una sezione del MAF è dedicata ai burattinai Ettore Forni, ferrarese, e Pompeo Gandolfi, bolognese.

Ed è lì che siamo stati accolti da Gian Paolo Borghi, direttore del Centro Etnografico del Comune di Ferrara. Grande studioso e scrittore di cultura materiale, il dottor Borghi è stato il nostro primo accompagnatore dentro il mondo dei burattini. Tra le tante cose che ci ha raccontato e mostrato, ci hanno colpito in particolare alcuni tratti distintivi dei burattini più tipici della nostra terra, cioè Sandrone, la Pulonia, Sgorghiguelo: orecchie poco sporgenti dalla testa, pupille brillanti grazie a inserti vitrei sui bulbi oculari. Più in generale abbiamo imparato che i burattinai recitavano a soggetto e che pertanto nel corso della nostra ricerca avremmo trovato più canovacci che copioni; abbiamo appreso che le storie rappresentate erano specie di telenovela, che potevano durare anche una settimana, ogni sera una puntata; che gli spettacoli dei burattini erano rivolti a un pubblico di adulti, non di bambini, e che attraverso i loro burattini i burattinai si permettevano il lusso di fare satira politica, anche nei periodi in cui a contestare il potere ci voleva molto coraggio.

 

 

                             

 

 

Il dottor Borghi ci ha poi raccontato la storia della famiglia Preti, fino a Plinio e Leo, due dei suoi ultimi rappresentanti. Ed è stato generoso di suggerimenti per il prosieguo dei nostri contatti.

Nella sezione dei burattini del MAF sono esposte due baracche, una piccola per spettacoli condotti da un solo burattinaio, una grande, che Carlo(11) soprattutto ha esaminato, misurato, scandagliato in tutti i suoi elementi.

 

Il Museo Leo Preti, Crevalcore (Bologna)

Con la nostra seconda visita di gruppo abbiamo vissuto un'emozione grande: la vita quotidiana di una famiglia di burattinai nella prima metà del secolo scorso. Giorgio Pederzani era un bambino quando suo papà Leo Preti Pederzani e sua mamma Guglielma portavano gli spettacoli di burattini in tournée da Crevalcore a Finale Emilia, a Mirandola, a Cento, a Nonantola. Intere stagioni, la baracca montata nei teatri di cittadine e paesi, più di cento diversi spettacoli in repertorio. II teatro dei burattini serviva anche per divulgare presso un pubblico con pochi soldi e tanto fervore le opere liriche, i drammi più in voga, i grandi romanzi. Decine e decine di burattini, centinaia di costumi, così Sgorghiguelo questa sera è Sgorghiguelo, domani sera indosserà la divisa di un gendarme, dopodomani i panni di un disinvolto damerino.

 

 

 

 

 

La mamma di Giorgio tagliava e cuciva le vesti di una contadina, le trine di una zarina. Dai bauli di legno allineati per terra dietro il boccascena Giorgio spalanca il principale(12) per una scena di bosco, o per una navigazione sul Canal Grande, o per gli intrighi amorosi di un salotto borghese.

Dal soffitto fa scendere grandi fondali dipinti su carta spessa, miracolosamente sopravvissuti al tempo.

La determinazione del professor Pederzani, che ha voluto tenere unito il mondo dei suoi genitori, e la fortuna di avere trovato il giusto partner nel Comune di Crevalcore - che ha messo a disposizione quella stanzetta accanto all'antica Porta Bologna - diventa un regalo che si ripete ad ogni visita, che si offre a ogni visitatore.

La targa all'ingresso dice che il Museo Leo Preti è «il museo dei burattini più piccolo del mondo»; vogliamo aggiungere: il più piccolo e il più tenero.

Siamo andati in 11 a visitarlo, sabato mattina 14 febbraio 2009. Siamo tornate in cinque, tre donne e due bambine sabato pomeriggio 7 marzo, a studiare da vicino i vestiti dei burattini. Così abbiamo scoperto che sotto la veste ogni burattino ha il suo buratto(13), e che le maniche non sono cucite sulle spalle, ma sul petto, perché questo è «il mondo delle tre dita» con tutti i suoi accorgimenti tecnici, che si scoprono quando si comincia a tagliare, a cucire, a fare. La Fiorella ha detto: «Adesso ho capito come si deve fare. Stasera mi metto subito all'opera.» La Monica ha detto: «Pensa, credevo di conoscere bene Crevalcore e invece guarda che sorpresa.» L'lIaria e la Claudia si sono incantate davanti al teatrino tutto dipinto, agli scheletri e ai serpenti di legno dentro la teca incassata nel muro.

 

 

 

 

 

Museo Giordano Ferrari "Il Castello dei Burattini", Parma

Giovedì pomeriggio 16 aprile siamo andati a Parma. Eravamo in 32 persone, 25 adulti e 7 bambini, su un pulmino prenotato da Paolo dell'Auser di Cavezzo.

II Castello dei Burattini è al pianterreno di un prestigioso complesso architettonico nel cuore del centro storico di Parma: il monastero di San Paolo con il suo magico giardino.

Guidati dal dottor Cesare Bertozzi, operatore museale del Comune di Parma, abbiamo visitato la ricchissima raccolta di burattini, valorizzata da allestimenti espositivi che ne evidenziano le appartenenze cronologiche e regionali e che esaltano la bellezza delle forme e dei colori.

 

 

 

 

 

Dalle stanze del museo siamo poi stati accompagnati nel teatrino adiacente, dove abbiamo assistito a uno spettacolo messo in scena dalla quarta generazione della famiglia Ferrari, 120 anni al servizio del teatro d'animazione. I componenti del nostro gruppo più direttamente coinvolti nella recitazione del teatrino di Edo - Giuliano, Gianni e Cristiano - hanno seguito con una speciale attenzione la gestualità e !'intonazione dei burattinai Ferrari, intenzionati a capire quale possa essere il modo migliore di portare il burattino, di muoverlo, di dargli voce. Così è nato un grande movimento di energia, dalla scena agli spettatori e poi di nuovo alla scena, tanto che al termine della rappresentazione la compagnia dei Ferrari ha deciso di farci un regalo fuori programma: la recita della farsa "Il merlo", con protagonisti Sandrone e Fagiolino. Ci hanno spiegato che da tempo immemorabile questa farsa fa parte del repertorio di ogni burattinaio del teatro emiliano.

 

 

                             

 

 

Per tutti noi è stato un onore; per Gianni e Giuliano in particolare è stato un incontro esaltante. La sera a Villa Giardino, al termine delle nostre consuete prove settimanali, si sono seduti attorno a un tavolo concentrandosi sul copione, per inserire nelle loro parti battute in dialetto che potessero vivacizzare i dialoghi. Poi, già in piedi con le giacche e i berretti addosso, hanno rappresentato nella sala ormai vuota la farsa del merlo ripercorrendo a memoria ogni frase, ogni inflessione.

 

In Programma

 

Martedì 17 febbraio 2009 siamo partiti in tre (Tito, Cristiano, Chiara) alla volta di Spilamberto. Ci aspettava la dottoressa Paola Corni, responsabile dell'Ufficio Cultura del Comune. Paola ci ha fatto visitare la Rocca Rangoni, e ci ha raccontato della donazione al Comune di Spilamberto di materiali appartenuti al burattinaio Roberto Preti. Tra l'altro abbiamo potuto prendere visione di antichi canovacci, che ci siamo riproposti di leggere con attenzione nel prosieguo della nostra attività di ricerca.

 

 

Con una visita privata domenica 19 aprile 2009 si è fatto un sopralluogo al Museo dei Burattini di Budrio, dove intendiamo andare in gruppo per una visita guidata.

 

 

                             

 

 

Molti del gruppo stanno poi chiedendo di organizzare una gita al Museo della Cultura Popolare di San Benedetto Po, con la sue famose raccolte di burattini, marionette e scenografie; sarà certamente la nostra prima visita dell'autunno 2009.

 

 

                                       

 

 

In autunno vorremmo anche incontrare Mattia Zecchi, il giovane burattinaio di Palata Pepoli, che - ci raccontano - ha messo in scena il suo primo spettacolo di burattini all'età di otto anni.

 

E dopo?

Al momento di andare davanti al pubblico con il primo spettacolo il gruppo del teatrino di Edo, pieno di entusiasmo ed energia, pensa già a produzioni future e anche a una possibile riorganizzazione nel segno dell'autofinanziamento.

È il caso, allora, di sedersi sotto il signor Corteccia, l'Albero del Tempo, e aspettare con fiducia la continuazione di questa storia, facendosi semmai aiutare dalla signora Ricciotta, la Vecchia che negli antichi Orti sa trovare il nutrimento e la cura.

 

 

6. IL GRUPPO DEL TEATRINO DI EDO

 

I componenti del teatrino di Edo sono donne e uomini, che prima di quest'esperienza non avevano mai avuto a che fare con il teatro di figura, cioè con i burattini, le marionette, i pupazzi, e così via.

 

Molti di loro però, per passione o per professione, hanno speciali competenze e abilità in settori dell'artigianato - come la sartoria, la falegnameria -, dello spettacolo - come la musica, il teatro dialettale, il ballo liscio, delle tecniche plastiche e pittoriche -.

 

In effetti per la creazione del teatrino di Edo si sono accese le luci in tanti piccoli laboratori reali e virtuali del paese, poiché per fare uno spettacolo di burattini partendo da zero, e con l'ambizione di costruire proprio tutto in maniera artigianale, bisogna che di sera dopo il lavoro, o comunque dopo i mille impegni pubblici e privati che si ritrovano addosso un pensionato e una pensionata, chi fa i vestitini dei burattini sgomberi il tavolo e stenda carta e stoffa. Altrettanto accade che chi costruisce gli oggetti di scena vada in garage a srotolare la rete da pollaio e a mescolare acqua e farina; e chi scolpisce le teste di legno dedichi un bel po' di domeniche al cirmolo e alle sgorbie; e chi pittura i fondali si ritrovi con le amiche e gli amici nel seminterrato del municipio alle prese con acrilici e vecchie lenzuola. Succede anche che chi fa la burattinaia si addormenti la notte col copione sul petto, ripetendo le battute da preparare per le prove del giorno dopo.

 

 

 

 

 

I componenti del teatrino di Edo sono in prevalenza residenti a Cavezzo.

Parte del gruppo è formata di pensionate e pensionati:

Pina                            (burattinaia), faceva la capocuoca presso Villa Rosati, la struttura per anziani di Cavezzo

Imelda                       (burattinaia), ne era l'infermiera

Giuliano                     (burattinaio), residente a Mirandola, era tecnico idraulico

Carlo                          (che ha costruito la struttura in legno del teatrino ) faceva il falegname

Lucia                          (che ha dipinto il frontale del teatrino) era insegnante di educazione artistica nella locale Scuola Media

Cesare                      (che ha partecipato alla promozione del progetto, dei contatti e dei finanziamenti) lavorava come metalmeccanico in un'azienda modenese

Egidio                         (che ha tagliato e cucito le parti in tela del teatrino), era giardiniere comunale

Tito                             (che ha raccolto notizie sul ramo locale della storica famiglia dei burattinai Preti in vista di una piccola pubblicazione, che potrebbe comprendere anche testimonianze di Cavezzesi sui burattini a Disvetro nel corso del Novecento e il resoconto sul teatrino di Edo) era maestro nella Scuola Elementare a tempo pieno di Disvetro (frazione di Cavezzo)

Lauro                          (che ha costruito gli oggetti di scena in metallo, carta e colla), vendeva le acque minerali

Anna e Maura            (che hanno cucito i vestitini dei burattini) lavoravano come operaie nell'artigianato tessile locale

Marinella                    (che ha collaborato alla sartoria) ha svolto molti lavori, tra cui l'aiuto-cuoca, l'inserviente e la bidella

Gianfranco                 (che ha collaborato al montaggio degli oggetti di scena) faceva il falegname

Alfredo e Alberto P. (fisarmonicisti del teatrino) hanno lavorato come operai rispettivamente nei settori della falegnameria e del biomedicale

Paolo                          (documentazione fotografica del progetto) era impiegato all'ufficio ambiente del Comune

Clemente                   (documentazione video del progetto) lavorava come perito chimico in un'azienda del paese.

 

 

     

 

 

Altri componenti del gruppo sono tuttora in attività lavorativa:

Marzia         (ballerina e cantante) è aiuto-cuoca presso il locale Asilo Nido comunale

Stefano       (burattinaio) lavora come operaio in una ditta di abbigliamento

Gianni          (burattinaio e ballerino) è venditore ambulante e allevatore di canarini

Fiorella        (modellista dei burattini) è modellista in un'azienda di abbigliamento del territorio

Augusto      (che ha dipinto i fondali e gli oggetti di scena) gestisce un negozio di gastronomia e alimentari

Franco         (che ha intagliato le teste di legno) ha un laboratorio di restauro e verniciatura

Cristiano     (che ha intagliato le teste di legno e fa parte del gruppo dei burattinai), residente in un paesino dell'alta collina reggiana, è stato amministratore pubblico fino al giugno 2009

Alessio         (che ha dipinto i fondali) è giardiniere

Damiano      (che ha dipinto i fondali) lavora in un'azienda locale come grafico pubblicitario

Monica         (che ha fatto i vestiti ad assemblaggio di personaggi del teatrino) gestisce un bed & breakfast

Pamela        (voce solista del teatrino) è una giovane studentessa

Olivia            (voce solista del teatrino) è impiegata e insegnante d'inglese nei corsi di educazione permanente

Chiara          (che ha scritto Erbe matte, il testo del primo spettacolo del teatrino di Edo) fa l'operatrice culturale per il Comune di Cavezzo

Alberto G. (che ha composto le musiche e coordinato le parti cantate), residente a San Felice sul Panaro, è musicista, insegnante di chitarra e operatore in una cooperativa sociale del territorio.

 

Tutta l'attività del teatrino di Edo è stata svolta in forma di volontariato, tranne il lavoro di creazione del progetto, di organizzazione, coordinamento e documentazione scritta, seguito da Chiara dell'Ufficio Cultura di Cavezzo.

 

Il teatrino di Edo costituisce uno dei progetti qualificanti del Comune di Cavezzo per l'anno 2009.

 

 

 

 

 

Note:

 

1   Cristiano Panzetti, assessore alla cultura del Comune di Cavezzo nel quinquennio 2004-2009.

 

2   Tito Dotti, assessore ai servizi sociali del Comune di Cavezzo nel quinquennio 2004-2009.

 

3   Giuseppina Bitorzoli, volontaria dell'associazionismo locale.

 

4   Un tarassaco in fiore, fatto a mano con cartoncino, fil di ferro e lana da Lauro Baracchi, già costruttore di carri per il carnevale del paese.

 

5   Ilaria Mantovani, figlia di Fiorella Benatti, modellista del gruppo, assidua frequentatrice delle prove cantate.

 

6   Alfredo Poluzzi, fisarmonicista del teatrino, già animatore volontario dei pomeriggi alla Casa Protetta di Cavezzo.

 

7   Le canzoni composte per il primo spettacolo dal musicista Alberto Grillenzoni.

 

8   Cesare Martinelli, presidente del gruppo Auser di Cavezzo, ha creduto al progetto fin dal principio, poiché vi ha intravisto una delle finalità centrali di Auser, cioè il miglioramento della qualità della vita di tutte le persone, anche dopo il termine degli anni lavorativi.

 

9   Francesca Borghi Apici, moglie di Edoardo.

 

10 Gabriella Apici, sorella di Edoardo.

 

11 Carlo Lugli, artigiano del legno, che ha pensato e costruito la casa del teatrino di Edo sul modello delle baracche ottocentesche di terra modenese e ferrarese.

 

12 Fondale sagomato intermedio tra il fondale pieno e il boccascena, che crea effetti di profondità spaziale.

 

13 Sacco di stoffa grezza su cui vengono fissate la testa e le mani di legno del burattino.

 

 

Comune di Cavezzo - Giugno 2009