TRE ORGANI PER CLAUDE MONFRINI
di Claude MONFRINI
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L’amico Giangili, affascinato dalle immagini che decorano la struttura esterna dei miei organi, mi invitò a raccontare la genesi di tale scelta di personalizzazione dei miei strumenti. Scelta controcorrente, perché nel mondo della musica meccanica è consuetudine non modificare l’immagine esteriore dello strumento, caratteristica propria della casa costruttrice.
Gli organi a manovella sono tre. Il “Piccolo Principe” e “La Strada”, dei quali il costruttore-Geppetto è Johann Gebert di Volgelsheim, in Alsazia; e “Il Seminatore”, opera della manifattura Odin, nel Rodano-Alpi.
Ma perché il “Piccolo Principe”? Perché “La Strada”? Perché “Il Seminatore”? E’ più facile trovare risposta per quanto riguarda “La Strada”. E “Il Piccolo Principe” allora? Il percorso è lungo, e mi piace cominciare da ciò che mi ha spinto a dar vita al Festival di organi di barberia a Wintzenheim, in Alsazia.
Certo questo è dovuto al mio impegno nell’associazionismo, ma soprattutto al desiderio di INCONTRARE e di CONDIVIDERE, basato sul BELLO, sul BUONO e sul VERO. Si aggiungano a ciò i ricordi d’infanzia: le giostre con i cavalli di legno, la voce della Piaf ascoltata per strada, la fête foraine.
Lo slogan che caratterizzava il manifesto della prima edizione del Festival, metteva in evidenza che la capacità di stupirsi – anche interiormente - doveva essere riattivata:
« Ritrovate gli istanti magici della vostra infanzia »
A questo si aggiunga anche quella mia parte inconscia, fatta di memorie antiche, nelle quali il saltimbanco occupa un posto importante.
Con l’Associazione degli Amici della Musica Meccanica di Wintzenheim, abbiamo organizzato il Festival nonostante nessuno possedesse un organo. L’Associazione fece l’acquisto di uno strumento soltanto dopo il primo Festival.
Per quanto mi riguarda, nutrivo da tempo il desiderio di possedere un organo di barberia. Sapevo che non volevo uno strumento qualunque, ordinario, uno strumento che fa soltanto musica. Volevo un media che mi permettesse di INCONTRARE L’ALTRO in quanto PERSONA, un media che mi permettesse di APRIRE LE PORTE INTERIORI per scoprire delle ANIME in un rapporto CUORE A CUORE. Questo è lo stesso principio che mi permette di fare il mestiere di educatore nelle scuole.
La realizzazione del primo Festival mi ha permesso di incontrare molti tourneurs e molti costruttori di organi. Proprio così ho fatto conoscenza con Johann Gebert, che all’epoca abitava ancora a Merdingen, in Germania. Durante un periodo di scambi intensi con lui per valutare i differenti modi possibili di realizzazione, il mio desiderio di possedere un organo meccanico a 27 touches era giunto all’apice. Anche per Gebert fu momento di scelta: perché fino ad allora aveva costruito solo strumenti a lettura pneumatica. Accettò la sfida di costruire il suo primo a lettura meccanica. “Il Piccolo Principe” è il risultato di una grande amicizia tra Johann e me: è uno strumento notevole che non lascia indifferenti né per la sua fabbricazione, né per la sua sonorità.
Sono io che sono andato verso il “Piccolo Principe”, oppure è lui che è venuto verso di me? E’ stata una ispirazione? Certamente!
Avevo sempre nella mia borsa il libro di Saint Exupery, e non mancava mai occasione per leggerne passaggi ai ragazzi con i quali lavoravo. Il mio essere portava l’impronta del “Piccolo Principe”, anzi direi che il Piccolo Principe si serviva di me per risvegliare le coscienze, attraverso la scoperta della natura spirituale del legame che ci univa. Naturalmente ne parlai a mio figlio Emmanuel, che trovò l’idea geniale, e mise subito al lavoro il suo computer per fare progetti di decorazioni tridimensionali. La realizzazione delle decorazioni intarsiate spettò, naturalmente, a Johann.
……………e il “Piccolo Principe” proseguì il suo lavoro iniziatico……………
A questo punto, perché un altro organo, perché “La Strada”? Sognavo un piccolo organo ad ance, più agevole del “Piccolo Principe”, per andare incontro alle persone anziane delle case di riposo o nei centri geriatrici, oppure per le attività di animazione. Ne parlai a Johann che rifiutò di costruire uno strumento ad ance. Ne presi atto. Ma continuammo la collaborazione intorno ad un nuovo progetto, per la realizzazione di un organo 27 touches Odin, con un registro più basso di una tonalità rispetto al “Piccolo Principe”: un Moritaten Orgel come viene definito in Germania.
Un mattino lo chiamai e gli dissi: “Tu costruirai “La Strada” per me”. Dovetti aspettare 5 anni per dare il primo giro di manovella allo strumento. Ciò avvenne nel giugno 2009 al Festival di Wintzenheim.
Se la realizzazione del “Piccolo Principe” fu una passeggiata senza inciampi, quella de “La Strada” fu molto laboriosa e, per questa ragione, un vero percorso iniziatico. Infatti Johann ed io abbiamo vissute le difficoltà delle relazioni umane – così come Fellini le rappresenta proprio nel suo film – nella fase di ideazione e realizzazione di questo nuovo strumento. La nostra amicizia venne messa a dura prova, ma abbiamo saputo ridonare ad essa nuova luminosità: e posso dire che Johann costruendo “La Strada” ha realizzato per me il suo capolavoro.
Ciò che Johann non sa ancora è che, nel frattempo, ho contattato Emmanuel Odin per chiedergli di fabbricarmi uno strumento portatile a ance, 27 note, così come lo desideravo da tempo. E fu così che “Il Seminatore” (opera pittorica di Van Gogh, del 1888, cupa e drammatica – nota del trad.) si è aggiunto al “Piccolo Principe” nel gennaio 2007.
Avevo 7 o 8 anni quando vidi la prima volta il film “La Strada”, su un canale tedesco. Era un periodo buio per me, legato al divorzio dei miei genitori. Durante i 45 anni che mi separarono dalla seconda visione del film, ogni tanto ebbi – ma in modo ricorrente – delle immagini del film che mi attraversavano lo spirito. 6 anni fa, Françoise prese in prestito “La Strada” dalla videoteca dove lavorava. Quando rividi il film ne rimasi sconvolto, scosso profondamente. L’indomani annunciai a Françoise che il mio futuro organo di barberia si sarebbe chiamato “La Strada”.
Si possono capire facilmente le ragioni psicologiche che mi hanno spinto a scegliere questo tema per la decorazione dello strumento: si sa che la relazione del figlio maschio con sua madre è molto forte. Ma io credo si debba andare oltre questa lettura psicologica, costruita sui residui emozionali dei miei 7 anni. Per il “Piccolo Principe” avevo evocato la mia antica memoria di saltimbanco. Ebbene, essa è ancora più fortemente presente per “La Strada”. Gelsomina, clown bianco, rappresenta l’archetipo di vita che ho già vissuto come artista, e questa memoria si è rivelata nel momento in cui mia mamma viveva nel buio, sola, davanti alla televisione. Questa memoria ritrovata, si è concretizzata nella mia vita di tutti i giorni per la componente “saltimbanco” che mi caratterizza. Mi è stata donata l’opportunità di rivivere “La Strada” in un altro modo, esorcizzando le problematiche con più serenità; si tratta per me di trascendere la situazione umana – che ho vissuta – per farne una iniziazione grande: in breve, si tratta di rendere spirituale ciò che è stato doloroso, e di partorire la mia anima.
Nel film di Fellini, i personaggi hanno un’anima e “La Strada” non è altro che l’esperienza che essi ne traggono e la rivelazione – attraverso di essi – ai nostri occhi.
Concludo dicendo che: “Le Petit Prince” è una operazione alchemica che permette al “Seminatore” di trovare “La Strada”, la direzione.
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