VOLA VOLA «UCCELLETTO»
di Myriam CATALANY – Luigi CAVALIERI illustr.
( da " Il circo Barletta " – ed. Salani - 1949 )
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Luca e Simonetta si misero a leggere il programma. Come se non si fosse atteso altro che il loro arrivo per incominciare la rappresentazione, l'orchestra attaccò un'allegra marcia. Proprio davanti ai Marcellini, due grandi tende, aprendosi, diedero libero passaggio alla solita schiera dei servi in uniforme. Un gran cavallo grigio si slanciò, portando sul dorso una bambina smilza, vestita di un bizzarro costume da cow-boy. Essa esegui con agilità i suoi esercizi, saltò a terra, rimontò con un balzo, si appese per un piede, raccolse dalla sella, sulla pista, delle bandierine colorate.
Un pagliaccio, nel quale essi riconobbero l'omino sbilenco che prima era alla porta, venne a far ridere il pubblico, mentre la giovane cavallerizza, un po' ansante, si riposava un poco. Poi il cavallo riparti col suo galoppo ritmico e la cavallerizza esegui qualche giuoco di prestigio con alcuni fazzoletti di seta, dondolandosi con agilità. Infine saltò il leggiero ostacolo composto da lunghe banderuole tese sull'arena e l'esercizio ebbe fine tra gli applausi del pubblico.
- Guarda il programma, Luchino; - disse Simonetta tutta eccitata - che cos'era questo? - La signorina Josia Fullerfly: equitazione. Dopo c' è: Selika e i suoi cani ammaestrati. - Oh, i cani ammaestrati! ... Mamma, i cani! ... gridò Simonetta che andava pazza per le bestie. Ma la signora Marcellini non la sentiva. Stava comprando delle caramelle dalla bruna fanciulla che prima vendeva i programmi, e la seguiva con uno sguardo perplesso. - Andrea, - disse alla fine al dottore – quella monella mi ricorda qualcuno che ho conosciuto, ma non riesco a dare un nome al viso che è rimasto nel mio ricordo! - Qualcuno che avevi visto al tuo paese, durante la tua infanzia, forse? - rispose il dottore con interesse. - Essa ha un aspetto esotico molto pronunciato. - Ah, potrebbe essere anche dell' Italia meridionale o spagnuola! Ha un po' il tipo di Monsarrat; non ti pare? Monsarrat era la cameriera spagnuola della signora Marcellini e, prima ancora, era stata quella di sua madre. Di una devozione a tutta prova, adorava i suoi padroni e particolarmente Luca e Simonetta. La sua maniera di parlare l'italiano costituiva un vero divertimento per la famiglia. Lo squillo di un campanello impedì al dottore di rispondere altrimenti che con un sorriso.
Selika era la grossa signora della cassa.. Aveva un maglione color di rosa, una giacchettina di velluto rosso, frangiata d'oro, e sulla testa, delle penne di struzzo alte un braccio. I suoi cani, tre poveri grifoni, erano visibilmente di cattivo umore e mettevano la peggior volontà possibile nell'eseguire gli ordini della padrona. C'era soprattutto un certo « signor Azor» che, guardandola con aria scaltra, pareva beffarsi di lei. La signora Selika, con un diluvio di parole, sembrava voler supplire alla miseria dello spettacolo. Ma un fischio stridente, partito dai terzi posti, le tagliò la parola! La povera donna allora diventò rossa sotto il belletto e lanciò verso i servi del circo uno sguardo accorato. Luca e Simonetta avevano un cuore d'oro. Sentirono tutta l'umiltà e la sofferenza che c'erano sotto a quella maschera ridicola, e, approfittando del fatto che il signor Azor compieva in quel momento un esercizio senza troppi sbagli, si misero ad applaudire. Il gesto dei piccoli fiorentini fu subito imitato, come una protesta contro il fischiatore. I cani, intuendo la simpatia del puhblico, si misero docilmente a fare evoluzioni, e la signora Selika s'inchinò, rasserenata, agitando con fierezza le sue belle penne che facevano: « sì, sì». Dopo Selika, ci fu un giocoliere indiano che entusiasmò il pubblico ... Poi un intermezzo comico fece ridere grandi e piccoli.
- Il programma Luca! Il programma! - diceva di tanto in tanto Simonetta. - Ora, - rispose il ragazzo - c' è l'ultimo numero della prima parte: « Uccelletto» nei suoi meravigliosi esercizi, unici al mondo! E sotto c' è scritto: « Dato il carattere particolarmente pericoloso di questi esercizi, il pubblico è pregato di mantenere il più profondo silenzio ». - Ah! - fece Simonetta, maravigliata. Nella pista, un musico acrobata, faceva delle capriole, sonando « O sole mio!» sulla sua chitarra. Ma nessuno lo guardava: ogni viso era alzato verso la sommità del circo, ove si facevano attivamente degli strani preparativi. Delle corde rivestite di stoffa verde venivano tese da un palo all'altro, come liane, a cui erano intrecciati enormi fiori color di rosa, gialli o bianchi simili a grandi ninfee rovesciate. Alcune di queste mostruose liane pendevano verticalmente, dondolate dall'aria che filtrava dalle fessure dei teloni che ricoprivano il circo. Questo apparato dava l'impressione che lassù, in alto, fosse sorto un bizzarro giardino dalla fioritura misteriosa; tutta una rete di rami mobili discendeva nella penombra centrale. Il signo.r Barletta, il direttore del circo in persona, si arrampicò svelto su per una scala di corda e andò a verifìcare qualche congegno invisibile. Ci fu qualche colpo di martello, poi tutti scesero, eccetto un uomo, nel quale si poteva riconoscere il giocoliere indiano, che restò a cavalcioni su di una trave. In basso, il cantante, finita la sua romanza e mentre lo si salutava con dei poco calorosi applausi, si ritirò svelto, avendo terminato il suo numero. Allora, tutto a un tratto, l'orchestra attaccò un' aria esotica, languida e delicata, un ritmo nuovo dai ritornelli nostalgici. E qualcosa di molto piccolo, ma di uno straordinario colore apparve sulla pista.
- Uccelletto! ... Oh, ecco Uccelletto! - dissero delle voci. - Uccelletto! - sussurrarono Luca e Simonetta estasiati. La brunettina non tremava più nel suo vestito a quadri. Sulla testa ricciuta una specie di casco formato di penne dorate la fasciava come una guaina abbagliante, la cui visiera, a forma di rostro, le ombreggiava il viso. Le stesse penne scendevano, a guisa di soggolo lucente, attorno al collo della bambina ... Tutto il suo abbigliamento, combinato in modo da ricordare il più possibile il corpo di un uccellino, era un sontuoso tessuto di piume. Le ali, di un turchino dorato, accompagnavano i movimenti delle braccia, il petto rossastro palpitava dolcemente al ritmo della sua calma respirazione. Il dorso pure turchino e tutto scintillante di riflessi metallici, terminava con una striscia di piume brune, il cui sobrio colore faceva risaltare lo scintillio delle altre penne. Le gambe erano ricoperte da ghette rosee, e le calzine, della stessa tinta, erano tagliate a forma di zampe di uccello. Nel centro, il giocoliere indù girava una manovella. Una corda di seta leggiera e sottile, terminante in una campanella, calava rapidamente. La bimba l'afferrò con la mano, passò un piede nella campanella e la si vide volare, gettando baci al pubblico che già l'acclamava. Man mano che Uccelletto saliva, quattro riflettori posti in mezzo al pubblico dei terzi posti, la seguivano col loro raggio irreale. Quando ella ebbe raggiunto la foresta fiorita delle liane, lo spettacolo fu veramente fantastico. I riflettori si immobilizzarono.
- È veramente sciupata per una compagnia girovaga! - sussurrò nell' orecchio di Flora il dottore, entusiasmato. - Starebbe meglio in un circo di primo ordine. La signora Marcellini non rispose. Commossa da quel motivo di musica esotica, da quella rassomiglianza strana e indefinibile, ella attorcigliò con gesto meccanico il programma che il dottore le aveva dato. L'orchestra a un tratto si chetò. Ci fu un silenzio pieno di attenzione. Poi un violino cominciò a ronzare come un'ape in un a solo. Lassù Uccelletto, attenta, sembrava cercare l'insetto tra i calici luminosi. Con un movimento leggiero di reni e di gambe, la bambina diede alla corda che la sosteneva un tremolio insensibile, poi, a poco a poco, più accentuato. A un tratto un sussurro sali dalla folla: abbandonando il suo appoggio aereo, l'uccello maraviglioso era volato verso una liana che pendeva altissima, dal tetto del circo, e, con un'agilità indescrivibile, si era messo a volteggiare di fiore in fiore! Al passaggio aereo di Uccelletto, ogni cordame, ogni fiore diveniva un trampolino o un'altalena. Aprendo le sue ali dorate, da cui i riflettori traevano scintillii di luce, la bambina, senza sforzo apparente, saltava lassù miracolosamente ed eseguiva esercizi tanto pericolosi, con una tale facilità che nessuno, nell'assistervi, sembrava rendersi conto del pericolo. Solo il dottor Marcellini mormorò: - Senza rete, è pazzesco! Non un grido, non un evviva saliva dal pubblico che osservava alla lettera il silenzio prescritto dal programma. Le signore impallidivano, le mani degli uomini si contraevano involontariamente. Un minuto Uccelletto rimase immobile, nella piega di un petalo rosa di dove solamente la testa emergeva, come quella di un colibrì. Allora una formidabile ovazione scoppiò e salì verso l'alto. Ma ella sorse dal suo rifugio e si rimise a svolazzare, e il silenzio regnò novamente nel circo. Si slanciava con tale sveltezza, ora, che i suoi lanci non erano più che un susseguirsi di riflessi, di raggi azzurro-dorati; e i cordami, agitati tutti insieme, sembravano palpitare al soffio caldo di una brezza misteriosa, mentre il violino accelerava il suo rumore di ape inseguita, che va, che viene, che si posa, che s'irrita .... A un tratto un forte stridio rompe quell'alto silenzio; clamori e urli mentre una donna cade svenuta. Lassù una liana s'è snodata. Si è udito lo schianto della corda rotta e il sibilo della sua caduta. Il raggio azzurro dorato è precipitato in un turbinio di piume. Un orribile rumore sordo e Uccelletto, inerte, inanimata, giace sulla pista, dove non sembra più che un puntino d'oro ...
Il disordine è indescrivibile: tutti gridano, si agitano; alcune donne gemono; i bambini piangono. Gli inservienti si precipitano e respingono il pubblico che invade l'arena. Il signor Barletta è in ginocchio presso il piccolo corpo: sembra che pianga; alcune voci dicono: - Pover uomo; è sua figlia! Flora, indignata, si rivolta: - Ah, no certamente! Se fosse stata sua figlia non l'avrebbe esposta a un tal pericolo e avrebbe fatto mettere una rete! Il dottore obbliga sua moglie e i suoi bambini a sedersi. - Restate lì, qualunque cosa accada, e aspettatemi. Togliendosi dalla tasca un astuccio che non abbandona mai, si dirige verso l'arena. - Sono un medico! - dice a coloro che vogliono fermarlo. Lo lasciano avanzare, ed è lui che raccoglie Uccelletto; è lui che, commosso fino alle lacrime nonostante l'abitudine professionale, trasporta verso le quinte quel corpicino così esile, sotto la rivestitura di piume, e ancora caldo, poichè è caduto allora dal nido! Allora, la sabbia è precipitosamente rastrellata; appare il direttore coi suoi guanti bianchi in mano il quale annunzia con voce squillante: - Signore e signori, l'incidente che si è prodotto or ora non avrà delle gravi conseguenze. La direzione, non volendo privare gli spettatori di Fiesole di uno spettacolo interessante, decide che la rappresentazione segua il suo corso ... Tutti applaudiscono nella persuasione che la caduta della piccola artista abbia avuto conseguenze molto più lievi di quelle temute, e lo spettacolo continua. [ ….. ]
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